Una canzone che è sia un inno che un atto d’amore verso la propria squadra del cuore, in questo caso l’Inter.
Vi Skin, in questo brano, non le manda certo a dire e ne ha per tutti, milanisti e juventini: il sottofondo musicale, che sembra provenire direttamente dalla Curva Nord, non fa che rafforzare questo senso di appartenenza fortissimo e questa avversione per l’altra squadra di Milano e per la principale formazione di Torino.
Io devo ammettere che, da juventino, sono rimasto abbastanza colpito dal modo in cui Vi Skin, attraverso un cantato che sembra appartenere più all’hip hop e al rap, con venature di pop melodico, dimostra il proprio attaccamento all’Inter e ci va giù abbastanza pesante con le squadre considerate le nemiche per eccellenza.
Come ogni juventino cerca di andare contro i luoghi comuni associati alla sua formazione del cuore, così anche la nostra cantautrice difende a spada tratta la sua Inter, cercando di andare oltre, appunto, ai luoghi comuni ad essa associata, in una strenua difesa dei colori di appartenenza e di tutto ciò che di buono hanno fatto i nerazzurri, tutte cose che le altre squadre non sono riuscite a fare o non sono riuscite ad evitare.
Le percussioni che danno il la alla canzone assomigliano molto al battito di piedi e di mani che caratterizza la celeberrima canzone dei Queen “We Will Rock You” e se si chiudono gli occhi, sembra di stare in curva allo Stadio San Siro.
Vi Skin dimostra di avere una vocalità versatile, che sa sia rappare che cantare, con una tonalità molto caratteristica e particolare, che la colloca in una nicchia del panorama musicale attuale: in questo particolare brano, riesce ad esprimere tutto il suo talento, sia in fatto di capacità vocali che in fatto di capacità compositive.
Non si vede spesso, anzi non si vede quasi per nulla, nell’offerta musicale italiana, un’artista femminile che sappia rappare così bene, che sappia esprimere un sentimento e delle ragioni di essere in un modo così sincero e autentico.
Diciamo che la nostra cantautrice dimostra di essere un talento più unico che raro, disperso in un mare di canzoni d’amore, spesso fin troppo mielose, appiccicose, che non riescono a staccarsi dalla tipica rima “cuore-amore” e non riescono ad esprimere dei sentimenti autentici, ma solo qualcosa di artificiale, posticcio e finto.
Possiamo sicuramente affermare che a Vi Skin starebbe molto stretto il palco dell’Ariston di Sanremo, perché il pubblico potrebbe rischiare di non capirla, di non premiare il suo talento autentico e fuori dalle righe, di lasciar scorrere via una canzone senza alcun vero sentimento in proposito, sprecando un’opportunità di dare merito ad una vera artista, ad una cantautrice con gli attributi, che non ha paura di manifestare apertamente le proprie passioni e di rivelare senza fronzoli le proprie idee.
Si rivela, a livello melodico, molto azzeccato l’abbinamento iniziale tra i rumori dello Stadio e il suono della chitarra elettrica, che rende ancora più incisivo il brano, dotandolo di una potenza e di un impatto caratteristici, oltre che di una caratterizzazione piuttosto selvaggia e primitiva, dando ragione a chi sostiene che il tifo è una delle manifestazioni più primordiali della natura umana, che la preferenza per una squadra in un certo sport appartiene ai primordi della storia dell’uomo, da quando le competizioni sportive sono state introdotte nella prima Olimpiade in Grecia, anche se si hanno esempi di manifestazioni ben precedenti ad essa: competere è sempre stato una parte integrante della natura umana, e l’invenzione, l’introduzione degli sport di squadra non ha fatto altro che alimentare questa impostazione naturale delle cose.
Questa combinazione di elementi si accompagna alla voce della nostra cantautrice, che simula inizialmente un coro da stadio, per introdurre in modo corretto all’interno dell’atmosfera particolare del brano.
Se guardiamo al testo, che è una parte essenziale di questa canzone, vediamo che Vi Skin parla della storia dell’Inter, dicendo che la squadra è nata da una scissione, sotto il segno del biscione: se non sbaglio, i nerazzurri sono proprio nati come una costola di una squadra di Milano che si è divisa in due, e hanno preso come simbolo proprio il biscione.
Sono la dimostrazione lampante, quindi, che è possibile realizzare qualcosa di eccezionale partendo dal niente, e questa cosa tutti dovrebbero tenerla a mente: sono partiti da uno schizzo, per usare una metafora pittorica, per poi produrre un capolavoro, prendendo una forma sempre più compiuta. Questo Vi Skin lo dice soprattutto ai cugini milanisti, che non esita a definire prezzolati, per la nota vicenda del calcio scommesse che ha portato i rossoneri in Serie B.
I cugini possono urlare e strepitare quanto vogliono, ma la verità è che Milano è l’Inter e che l’Inter è Milano: l’Inter non mai stata in Serie B, e se si vuole sapere com’è la Serie inferiore è necessario chiederlo ai cugini scemi, che ci sono stati due volte, una gratis e una per il Toto Nero.
La nostra artista non ha quindi nessun pelo sulla lingua, nessuna remora a definire i cugini milanisti con epiteti anche forti: la ammiro perché ha il coraggio delle proprie azioni e non ne teme le conseguenze.
Continua dicendo che si lava la mano se la stringe al cugino rossonero e che si conta le dita se la stringe ad uno juventino, due squadre che per lei, ma che non solo per lei, rappresentano la corruzione e la slealtà.
C’è poi una citazione dell’Avvocato Prisco, una personalità eminente nelle gerarchie interiste, che non risparmiava mai battute di spirito, soprattutto verso la Juventus: egli diceva che la Serie A era nel DNA dell’Inter.
Il tifoso interista è un po’ masochista, perché gli piace soffrire, ed è un po’ bipolare, perché ha imparato a gioire nei momenti di gloria e a deprimersi nei momenti bui. E’ sicuro che essere tifosi dell’Inter non è facile, perché ad annate gloriose possono far facilmente seguito dei tonfi assordanti: la tensione, come dice Vi Skin, sale fino ad un livello estremo quando ci si trova sugli spalti.
La cantautrice poi dice di essere molto fiera del suo tifo per l’Inter e di avere un amore incondizionato per la propria squadra, che le consente di sopportare i momenti difficili, sapendo che potrà gioire e godere profondamente nei momenti di gloria.
Si rivolge poi all’Inter come se fosse una persona, dicendole che non sa quanto soffrire la fa, ma che non ha intenzione di lasciarla sola nemmeno per un attimo: c’è poi un’altra sferzata verso le altre squadre, i cui tifosi, quando passano di lì, devono raccontare com’è la Serie B.
Riappare poi la chitarra elettrica, esibendosi in una linea melodica simile a quella iniziale, che fornisce ancora più mordente alla già dura e pesante accusa che la nostra autrice fa nei confronti delle altre squadre, dando durezza e un grande senso di determinazione al complesso del brano.
Vi Skin ha sangue nerazzurro che le scorre nelle vene e fratelli per tutto il mondo con cui urlare insieme, essendo fieri di tifare quei colori, dando sostegno ad una squadra che gli ha rubato i cuori: a chi dice che nel 2006 l’Inter ha vinto il cosiddetto scudetto degli onesti o di cartone, lei risponde che dovrebbero chiedere a Moggi perché la Juventus è retrocessa quell’anno.
C’è anche chi dice che il triplete è un’ossessione: Vi Skin lo saluta con una mano aperta, con le cinque dita che simboleggiano i cinque trofei vinti dalla sua squadra nel 2010.
Sugli spalti la nostra cantautrice ripete che si sta davvero male, che si sente la tensione che sale sempre di più, ma che ne vale completamente la pena: la maglia che si indossa va sempre onorata e bisogna sempre ricordare quello per cui si lotta; questa volta si rivolge direttamente ai calciatori, che avranno sempre il sostegno dei tifosi, e riprende un verso dall’inno della squadra, ripetendo molte volte la parola “Amala”, anche se si tratta di una formazione pazza e imprevedibile, che fa soffrire moltissimo, ma che allo stesso tempo non va mai lasciata sola.
Si ripete di nuovo l’invito ai tifosi delle altre squadre, che devono raccontare com’è la Serie B, quando si trovano a passare di lì: la canzone si conclude con il perfetto abbinamento tra i cori dei tifosi e i rumori dello stadio con la linea di chitarra elettrica, e si ha uno stacco netto che segna il termine del brano, come un’esplosione di vapore che si dipana da un fumogeno appena acceso.
Ci resta quindi un bel brano pop, che spazia anche per il rap e per il rock in qualche breve occasione, ben organizzato in tutte le sue parti, con una perfetta coordinazione interna fra le sue componenti.
Molto bella risulta l’idea di abbinare i rumori dello stadio e un battito in stile Queen al cantato e al parlato e alla linea melodica di chitarra: il tutto rende la canzone molto ben strutturata e di facile fruizione, anche se la sua composizione complessiva non è affatto scontata, ma rivela invece una grande capacità di visione dei singoli elementi e un intelligente metodo nel metterli tutti insieme, per creare una composizione armonica e senza dissonanze.
Vi Skin rivela quindi tutto il suo talento, che le permette di armonizzare fra loro degli elementi che non hanno apparentemente punti in comune, ma che lei riesce a far stare insieme come se fossero nati e creati per appartenersi reciprocamente.
La sua vocalità, inoltre, è molto caratteristica ed espressiva, riuscendo a comunicare allo stesso tempo tutto l’amore che sente per la sua squadra del cuore e tutta le sofferenza che le arreca il fatto di seguirla con così tanto ardore.
Io credo che “Amore Incondizionato” non sfigurerebbe se venisse messo come sottofondo durante gli intervalli delle partite dell’Inter, perché è allo stesso tempo un inno e un atto d’amore, e sarebbe in grado di caricare i tifosi per seguire con ancora maggior passione i secondi tempi.
Io ripeto di essere juventino da sempre, ma ammiro il coraggio che la nostra cantautrice possiede nel dire le cose come pensa che siano realmente, anche se a volte rischia di cadere in luoghi comuni, di fare affermazioni che sono ormai diventate marchio di fabbrica del tifoso medio interista.
Fortunatamente, questi scivolamenti nei luoghi comuni sono in numero nettamente inferiore ai momenti di pura passione che la canzone esprime, e ciò rende il tutto apprezzabile, anche se ai tifosi delle altre squadre, in particolare di Milan e Juventus, roderà un po’ il fegato.
Questo è comunque lo scopo del pezzo, che serve a Vi Skin come valvola di sfogo per tutto quello che prova e sente dentro nei confronti della sua squadra del cuore: lei esprime molti stati d’animo contemporaneamente, dalla sofferenza alla gioia, dall’amore al senso di rivalsa, dalla combattività alla fierezza.
Mi è piaciuta molto l’architettura complessiva del brano, perché mettere insieme molti elementi come ha fatto Vi Skin non è cosa assolutamente semplice, quindi mi congratulo con lei, augurandole di continuare su questa strada, che secondo me le porterà molto successo di critica e pubblico, facendola diventare a poco a poco una piccola star della musica italiana.
Vedremo se le prossime sue prove autoriali saranno all’altezza di questa che ho recensito oggi, ma sono convinto di sì.
Intanto, le auguro buona fortuna e un futuro radioso, ricco di soddisfazioni e successi.