Gianni Negri ci offre una gradevole canzone di pop melodico, che cerca di portare un barlume di speranza in un mondo che sembra procedere al contrario.
Ammetto che, leggendo il titolo del brano, mi è venuta subito in mente l’omonima canzone di Albano e Romina: anch’essa, nel suo svolgimento, prospettava la possibilità di costruire un mondo migliore, e faceva, come il nostro cantautore, un elenco delle possibilità che si prospettavano alle persone per rendere più bella e favorevole la situazione nella quale si trovavano a vivere.
Gianni ci indica delle possibili soluzioni per uscire dalla condizione in cui la società odierna si è andata ad impantanare, e costituisce un buon balsamo di speranza per chi si sente disilluso e fa fatica ad andare avanti nella sua quotidianità: non è vero che tutto va male, ci sono degli sprazzi di luce in mezzo al buio che sembra imperante, perché non bisogna mai rinunciare ad inseguire la luminosità, anche in tempi oscuri come quelli che stiamo vivendo ora, non bisogna mai arrendersi all’evidenza, ma accendere la propria fiamma per illuminare il proprio cammino su questa Terra, una fiamma che ci permette di vedere bene dove mettiamo i piedi e di avanzare con maggior sicurezza e ottimismo.
La canzone si apre con le note di un pianoforte, che disegna degli accordi molto soft e leggeri, ideale accompagnamento della voce vellutata e raffinata del nostro autore, che fin dalle prime parole mi ha ricordato quella di uno dei più grandi cantanti italiani dell’era moderna, cioè Alex Baroni, scomparso tragicamente a causa di un incidente automobilistico.
Il pianoforte viene accompagnato da alcune note di quella che sembra essere una tastiera dal suono effettato, filtrato attraverso uno strumento elettronico: questa combinazione conferisce una maggiore varietà all’intro del brano, oltreché una maggiore complessità alla sua architettura complessiva, anche se in generale questa strutturazione appare essere piuttosto semplice, perché a volte per dare speranza non servono tanti strumenti e tante parole, ma solo gli strumenti e le parole giuste.
Il beat ritmico non può che essere a questo punto essenziale, disegnando pochi e selezionati battiti che si ripetono con una perfetta regolarità, senza variazioni, almeno all’inizio.
Gianni parte quasi subito, dopo pochi secondi, a cantare, disegnando un’immagine suggestiva, che descrive dei coriandoli di tempo, dei frammenti temporali, dei ricordi che lui possiede dentro di sé, parlando inoltre anche di gocce di rugiada che si possono trovare sulla strada. Tutto ciò per descrivere il paesaggio che lui immagina di trovarsi davanti.
Il viaggio nella notte è a fari spenti, perché in questo modo si riesce ad esorcizzare il proprio dolore: se ci si ferma un secondo ad osservare, si possono comunque notare tutti i colori del mondo.
Dopo questa introduzione fatta di immagini e sensazioni, che funge da strofa, parte quello che appare essere il ritornello, nel quale il cantato e la linea melodica si irrobustiscono, proprio per sottolineare il senso di speranza che si vuole comunicare: il nostro cantautore dice che ci sarà un’altra realtà, alternativa a quella buia che si è affrontata a fari spenti, all’interno di un tempo disperso in un mondo che sembra procedere all’inverso, al contrario.
In tutto ciò, è necessario trovare la direzione da seguire per procedere in avanti, e questa direzione non è facile da conoscere, perché ci vuole tanto coraggio per uscire dalla propria confort zone, nella quale ci pare di essere autorizzati a non far nulla per cambiare, dato che le cose funzionano in un certo modo e non possono essere modificate.
Gianni ripete ancora che ci sarà un’altra realtà, in un mondo distrutto dalle cose a metà: tante volte, le persone non hanno la forza per fare qualche passo in più per completare le cose che stanno facendo, perché hanno paura di essere aggredite dal buio imperante e preferiscono non terminare le cose iniziate, in modo da non essere inghiottite da una logica di funzionamento del mondo che sembra essere contraria a quella più giusta e salutare.
A riprova di questo, ci sono i pregiudizi della gente, che non capisce nulla, perché è capace solamente di giudicare quello che fanno gli altri, senza guardarsi dentro: utilizzando un’immagine del Vangelo, la gente è troppo impegnata a guardare la pagliuzza presente nell’occhio dell’altro e a causa di questo non vede la trave che si trova nel proprio occhio.
Il nostro autore, poi, sembra tornare alla strofa, ricominciando con le similitudini che ha utilizzato molto spesso per descrivere la realtà in cui si trova a vivere: parla di briciole di pane, come quelle che Pollicino ha lasciato lungo il suo percorso per ritrovare la strada di casa, magari cose di poco conto, ma che sono invece passi da gigante sulla via della speranza che fa cambiare.
A questo punto, al cantato di Gianni si unisce una seconda linea vocale, che fa da coro e che ripete i versi che lui declama: si tratta di un’interessante soluzione, che crea varietà e che serve a ribadire alcuni concetti base espressi all’interno della canzone.
Ciò che serve è un amore nell’amore, quindi un amore al quadrato, e non un dolore nel dolore, per affrontare le insidie di un mondo gelato dall’indifferenza che lo ha spaccato: questa parte viene cantata da Gianni con un trasporto molto grande, dato che lui si lascia trascinare dalla forza del messaggio che intende comunicare, con un tono e un timbro che si fanno maggiormente vigorosi e con parole che vengono trascinate per alcuni secondi, in modo da sottolinearne la presenza e l’importanza.
Ed ecco che riparte poi la strofa, che vuole indicare la presenza di un’altra realtà, diversa da quella che si crede di percepire come l’unica disponibile, all’interno di un tempo disperso dentro un mondo che sembra andare per la propria strada, senza guardare in faccia nessuno, procedendo al rovescio, senza però conoscere la reale direzione da prendere, l’autentica strada da imboccare, con il coraggio che muore, invece di essere l’elemento cardine che traina l’esperienza che ognuno fa nei propri giorni su questa Terra.
Ci sarà poi anche speranza per chi non ha valore in questo tempo di dolore, quindi per chi viene rifiutato dalla società perché non ha i mezzi necessari per sopravvivere o non si vuole assoggettare alle logiche perverse di un mondo che sembra aver smarrito la retta via.
Il domani porterà comunque sensazioni diverse e ci saranno giorni in cui si attenderanno dei momenti, degli attimi di vita limpida e senza salita, con opinioni che la renderanno facile, quindi modi di pensare in grado di aiutare a vivere serenamente e apparentemente senza pensieri: ci saranno parole che, con il peso dei propri anni, non potranno mai essere cambiate.
Ci sarà poi, nella realtà di tutti i giorni, una strada che porterà verso un’opportunità, quindi verso un’occasione favorevole per riemergere dal buio e dall’oscurità, anche se nessuno è in grado di cambiare i massimi sistemi che governano le logiche del mondo, sistemi che sono troppo grandi per noi uomini, come lo è il sistema solare.
Gianni poi elenca una serie di cose che ci potranno essere se ciascuno di noi lo desidererà ardentemente: ci sarà una soluzione, ci sarà una condizione, ci sarà un’alternativa, una via d’uscita, e lui crede fermamente che la storia non sia finita qui.
Il nostro cantautore ripete una seconda volta questo elenco di elementi che secondo lui saranno presenti, ribadendo fermamente la propria volontà di dare speranza alle persone, di trovare un reale e consistente via d’uscita, di trasformare il buio in luce.
Il brano si conclude in questo modo, quasi in dissolvenza sulla parola “finita”, per ribadire il concetto che secondo lui è possibile cominciare con una nuova storia, che tanto sia rimasto ancora da scrivere, che non sia ancora stata decretata la parola fine sulla vita delle persone.
Siamo in presenza di una buona canzone di pop melodico, ben costruita, ben prodotta e ben cantata, una canzone che va in crescendo nel proprio sviluppo, con una linea melodica ed un cantato che si ispessiscono con il procedere dei versi: è evidente che il nostro Gianni si appassioni sempre maggiormente a ciò che sta cantando, e questo fatto è testimoniato dalla consistenza della sua vocalità nella seconda parte della canzone, in cui il canto si fa chiaro, limpido, potente e stentoreo, pur mantenendo una certa raffinatezza e levigatezza di base.
Come detto, anche la linea melodica si fa via via più strutturata e presente, attraverso una sempre maggior consistenza assunta dalle parti di pianoforte, tastiere e, se è gusto quello che mi è sembrato di sentire, di basso.
Penso che Gianni possieda uno strumento vocale molto apprezzabile e molto prezioso, che gli permette di modulare la tonalità e il timbro in modo apparentemente semplice, a seconda della parte di canzone che si trova a dover cantare.
Mi è piaciuto, a questo proposito, che nella canzone si sia dato molto spazio a questa vocalità, riducendo molto l’impatto strumentale, che ha avuto come funzione principale quella di accompagnare la voce nei suoi vari passaggi che si sono susseguiti nell’ambito del brano.
Il tutto senza perdere di consistenza, perché comunque gli strumenti di accompagnamento si sentono eccome e danno un’idea di compiutezza maggiore alla canzone, come se in essa ogni elemento fosse collocato al posto giusto e non eccedesse il proprio ruolo, realizzando lo scopo per il quale è stato inserito.
La voce di Gianni Negri mi ha favorevolmente impressionato, per tutte le sue caratteristiche che ho elencato precedentemente, e mi piacerebbe quindi poter recensire un’altra sua canzone, con la curiosità di valutare se questa vocalità ha ancora margini di crescita o se invece ha raggiunto la propria maturità.
Intanto faccio i miei complimenti al nostro cantautore, affidandogli il compito di distribuire ancora e sempre tanta speranza, in un un mondo che a tratti sembra averla persa, ma che è sempre perfettamente in grado di riconquistarla.
Tanto di cappello a chi si impegna, attraverso la forza della musica, a spargere dei semi di positività e ottimismo: ci sarà, come dice Gianni, un mondo migliore per tutte le persone e una possibilità di redenzione per chi ha fatto del male.
Lo sguardo è rivolto al futuro, perché gli elementi positivi che vengono elencati sono preceduti appunto dal futuro del verbo essere, in un elenco molto lungo di “ci sarà”: questo a mio parere è un segno del fatto che non bisogna vivere nel passato, ma cercare di cambiare in meglio il presente, facendo in modo che il futuro sia più roseo e positivo.
Il tutto è nelle nostre mani, e, se seguiamo l’esempio del nostro autore, che attraverso l’arte cerca di farsi portatore di speranza, non tutto è perduto, anzi, gran parte è riconquistato.