Pensieri & Parole

Buscemi Dischi: un altro pezzo storico di Milano che scompare

Sabato pomeriggio un’altra realtà storica della musica milanese è scomparsa: il celebre negozio di dischi “Buscemi” ha infatti chiuso i battenti.

Lo ha fatto con un evento molto bello a cui ha partecipato un gran numero di persone: il negozio in sé non è troppo grande, ed era quindi affollato all’inverosimile, tanto che si faceva fatica a respirare e ad entrare ed uscire dalla sala.

La gente di Milano e gli appassionati hanno voluto dimostrare tutto il proprio affetto verso una realtà che ha contribuito a dispensare musica di qualità per alcuni decenni, dato che ha aperto i battenti all’incirca negli anni ’60, con due diversi negozi, uno dedicato espressamente ai vinili e ai cd, ed un altro dedicato agli impianti che permettono di ascoltare la propria musica preferita in alta fedeltà e con una qualità sonora invidiabile.

Nelle ultime settimane, per esaurire le scorte di materiale presente sugli scaffali, i gestori hanno applicato un forte sconto sui prezzi già abbastanza vantaggiosi della merce esposta: io e l’amico che era presente con me all’evento abbiamo quindi potuto fare una discreta scorta di cd di qualità.

Il concerto che ha fatto da corollario all’evento è stato molto appassionate: c’era infatti un trio che suonava, composto da due uomini e una donna, che hanno affrontato vari generi, cimentandosi con canzoni del repertorio blues, skiffle, gospel e rock.

Il trio si è dimostrato perfettamente all’altezza della situazione, mostrando un’ottima tecnica di base e una grande attitudine agli strumenti e al canto: curiosa a questo proposito la tavoletta tipicamente skiffle che portava al collo la ragazza del trio, e che è stata suonata con delle apposite spazzole, per riprodurre quel caratteristico suono che ha contraddistinto anche gli esordi di alcune band rock and roll, come ad esempio i Beatles, quando ancora si facevano chiamare Quarrymen.

La città di Milano ha quindi perso un altro dei propri riferimenti “artistici”, un negozio che si era costruito con la cordialità e la competenza dei suoi proprietari una solida e vasta clientela tra gli appassionati di cd e vinili, che sicuramente sabato avrà versato più di una lacrima di commozione e dispiacere.

A prevalere, comunque, è stata un’aria di festa e di celebrazione, a dispetto dell’occasione non proprio felice: io e il mio amico abbiamo avuto il privilegio di salutare, stringendogli la mano, i proprietari del negozio, e devo ammettere che anche noi abbiamo avuto il nostro bel momento di commozione.

La speranza può essere quella che chi eventualmente subentrerà abbia la stessa loro passione e le stesse loro conoscenze, per far ridiventare con il tempo l’ambiente un punto di riferimento “culturale” per la città di Milano, che, se così fosse, si riapproprierebbe di un luogo che è stato una parte importante della sua storia, tra il XX e il XXI Secolo.

Quello che mi ha colpito particolarmente sabato pomeriggio è stato il vedere la presenza di varie fasce di età tra le persone presenti, venute per scartabellare tra i cd e i vinili, per assistere al concerto e per salutare lo staff: c’erano ragazzi giovani, signori di mezza età e persone più anziane, segno che “Buscemi” ha lasciato il segno in modo traversale, appassionando e coivolgendo un ampio e vario spettro di pubblico, che andava a coprire una fetta di età di alcuni decenni.

Ho avuto modo di farmi scattare delle foto, sia in posa tra gli strumenti e i microfoni, che davanti alle copertine dei vinili presenti subito all’entrata, oltreché di girare due video relativi al concerto, in modo che il particolare pomeriggio trascorso a Milano restasse impresso nella mia memoria per molto tempo e che il ricordo di quello che ha rappresentato “Buscemi” per me non  venisse cancellato del tutto.

Il concerto e l’evento sono stati poi accompagnati da un piccolo aperitivo, condito con vino, pizzette e focaccine: si è trattato quindi di un’uscita di scena in grande stile, se così vogliamo definirla.

Il fatto che, a quanto sembra, i proprietari non abbiano trovato eredi a cui affidare la conduzione del negozio è qualcosa che mi fa pensare: possibile che nella loro famiglia non ci sia nessuno così appassionato di musica da voler intraprendere un’attività che costa sicuramente fatica, ma che dona in cambio delle grandi soddisfazioni, quando un sorriso di gioia si spande sul volto di un cliente che ha trovato proprio il cd o il vinile che desiderava, e lo ha pagato ad un prezzo competitivo per il mercato?

Tanti miei amici di Facebook hanno parlato in questo caso di “effetto Amazon”: lo strapotere dello store online più famoso del Web, soprattutto dopo l’esperienza del covid, ha costretto le realtà più piccole e familiari a chiudere i battenti, perché le persone hanno iniziato ad acquistare molto di più tramite Internet, dimenticandosi progressivamente dei negozietti più intimi, che hanno costituito la base storica e fondativa della cultura milanese e nazionale.

Su Amazon, per quanto riguarda la musica, è possibile trovare veramente di tutto, a prezzi davvero stracciati, il che non ha favorito la permanenza tra noi di quei negozi dall’atmosfera familiare e accogliente, che per decenni sono stati il punto di riferimento per gli appassionati della musica di qualità.

Oltre alla commozione per la fine di un’epoca storica per la città di Milano, mi sono portato dietro anche la consapevolezza che esiste ancora un pubblico giovane a cui piace la concretezza dell’atto di scartabellare fra i vinili ed i cd per ricercare quello che più li appassiona e li stimola, passando attraverso la produzione musicale di vari decenni, dagli anni ’60 fino ai giorni nostri.

Questo pubblico giovane dovrebbe essere secondo me il punto di partenza per rinnovare e rafforzare la cultura musicale di oggi, facendo leva sul loro amore per dei gesti che ci riportano inevitabilmente indietro nel tempo, quando non c’era Internet ed era necessario recarsi concretamente nei piccoli negozi e punti vendita per cercare ciò che si desiderava, magari dopo aver risparmiato mesi di paghetta.

Quella di sabato pomeriggio è stata dunque un’esperienza che mi porterò nel cuore per molto tempo, e ringrazio “Buscemi” per avermela offerta e per aver allietato il mio spirito per anni, costituendo uno dei miei negozi musicali di riferimento.

Quello che succederà in un prossimo futuro lo scopriremo solo vivendo, come diceva Battisti: sono molto curioso di vedere se subentreranno persone che proseguiranno l’attività di vendita di cd e dischi o se il negozio prenderà un altro indirizzo, rivolgendosi ad un altro tipo di settore merceologico: la speranza ovviamente è quella che si realizzi la prima opzione.

Si è trattato, come ho avuto modo di raccontare, di un’uscita in grande stile, come solo i grandi sanno fare: i proprietari hanno lasciato da vincitori, convinti del fatto che sono riusciti a creare una buona base di appassionati di musica tra le fasce di età più giovani, che potrebbero essere in grado di ridare nuova linfa ad un mercato discografico che sta subendo il forte impatto dei grandi store online e dei servizi di straming musicale. Questi ultimi hanno dato origine alla logica del “tutto e subito”, creando nei propri utenti la consapevolezza che possono avere e trovare immediatamente tutto ciò che gli interessa a poco prezzo, cosa che inevitabilmente è andata a discapito di chi fa e faceva ancora affidamento sulla logica della ricerca e della scoperta, del sacrificio con la speranza di trovare, al termine di un processo di prolungata scoperta, proprio ciò che si desidera ardentemente e con tutto il cuore.

Luoghi come “Buscemi” hanno fondato e fondano tutta la loro grandezza su un immaginario potente, sui sogni di tante generazioni di appassionati, alla ricerca di musica di qualità, che possa soddisfare in pieno le loro aspettative e riesca a  premiare i loro sforzi, atti a realizzare i loro sogni e le loro aspirazioni in termini artistici e culturali.

Spero davvero che questa grandezza sopravviva ancora, perché ognuno di noi ha bisogno di luoghi del genere, in cui ritrovare la magia di quello che è stato e di quello che può ancora essere, se tutti lo vogliamo.

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