In questo periodo, sto leggendo un libro che mi è stato consigliato da un mio amico di Facebook, nello specifico “Guida Ragionevole al Frastuono più atroce” di Lester Bangs.
Per chi non lo conoscesse, si tratta del critico musicale più irriverente della storia, oltreché uno dei più famosi ed influenti.
Fin dalle prime pagine, sono rimasto affascinato dal suo stile di scrittura, un flusso di coscienza continuo, che passa da un argomento all’altro senza soluzione di continuità, a volte addirittura dimenticandosi per un attimo il soggetto del suo articolo.
Questo perché molto spesso scriveva sotto l’effetto di droghe varie o di alcolici: possiamo dire quindi che non rientrava nella categoria “standard” del critico musicale, che a volte usa giri di parole per non dire in modo chiaro e manifesto che un disco o un gruppo non gli piace.
Lester non aveva paura di mettere alla berlina mostri sacri del rock, come Led Zeppelin, Rolling Stones e Black Sabbath, definendoli addirittura come boriosi ed irritanti.
Ha sempre coltivato un amore spontaneo e spassionato per ciò che era fuori dagli schemi, che ai più poteva sembrare qualcosa di inascoltabile o dissonante. La lettura del libro mi sta facendo scoprire band “minori” di cui ignoravo l’esistenza, come ad esempio i Godz: devo quindi dire, che, attraverso il racconto di esperienze oniriche e lisergiche, sto ampliando ulteriormente la mia cultura musicale.
Quello che colpisce maggiormente di Bangs è secondo me il fatto che nelle sue recensioni mescoli le proprie esperienze di vita con la descrizione delle caratteristiche delle band che lui considera come quelle il cui ascolto può cambiare l’esistenza di una persona, sconvolgendone le premesse di base e gli elementi cardine su cui fino a quel momento si era basato per definire “roba buona” quello che sentiva.
Ogni suo articolo era un affresco della controcultura americana degli anni ’70, che mescolava vita vissuta, narrazione spassionata, momenti lisergici e critica feroce, senza peli sulla lingua.
Come già detto, infatti, Lester non aveva la minima esitazione a criticare ciò che per gli altri era qualcosa di intoccabile, sacro ed inviolabile, a distruggere il castello di carte che loro avevano costruito su quelle che consideravano delle solide fondamenta.
Non è quindi sbagliato definirlo come un “sovversivo”: la passione che metteva in ogni racconto, che fosse la descrizione dello stile musicale di una band, la critica feroce ad un certo modo di fare stampa ed alla cultura corrente, la narrazione della propria esperienza sul campo e della sua partecipazione ad un concerto, la visionaria sperimentazione di nuove droghe, mischiate con l’uso di alcolici, era letteralmente strabordante ed estremamente coinvolgente.
E’ impossibile non restare perlomeno colpiti dai suoi articoli, dal suo modo di raccontare le cose, dalla sua irriverente personalità, a cui non importava nulla di quello che gli altri potessero pensare.
E’ indubbio che i suoi scritti migliori siano quelli che ha realizzato sotto l’effetto di stupefacenti o alcol: essi non facevano altro che alimentare e fornire carburante ad una personalità già di per sé estremamente fuori dagli schemi e dalle logiche che regolavano la vita quotidiana ai suoi tempi.
Per lui non esistevano convenzioni sociali consolidate, tutto era rivoltato come un calzino e descritto in un modo profondamente diverso da quello che le persone si aspettavano e tutto ciò le sorprendeva enormemente.
Penso che cercare di imitare il suo stile di scrittura sia praticamente impossibile: quello che si può fare è godere di ciò che ci ha offerto, con la capacità di sorridere, meravigliarsi, irritarsi ed anche sconvolgersi per il suo linguaggio diretto e senza inutili orpelli, a volte polemico e sempre senza compromessi.
Egli partiva da un oggetto di discussione, per poi passare ad un altro e successivamente ad un altro ancora, ritornando alla fine su quello che avrebbe dovuto essere l’argomento principale del suo articolo.
Io sono fermamente convinto che un vero critico musicale debba collegare la propria esperienza personale a ciò di cui è chiamato a scrivere, per rendere il racconto più autentico, sentito e vero. Questo Lester Bangs lo faceva praticamente sempre, creando dei ritratti e delle visioni che hanno caratterizzato nel profondo un’epoca della storia americana.
Se la mente e l’anima del lettore sono pronte e ricettive verso qualcosa di estremamente provocante, la lettura dei suoi articoli risulterà un’esperienza irripetibile, che segnerà indelebilmente la sua vita ed il suo modo di ascoltare e considerare la musica.
Bangs secondo me è stato un maestro, un genio che ha saputo con il suo stile unico cambiare il modo in cui si scriveva di musica fino a quel momento: poco o niente prima e dopo di lui si può minimamente paragonare a ciò che egli ha fatto in termini di critica musicale e racconto della propria esperienza diretta.
Personalmente, sono sempre stato attratto dalle persone con un modo di atteggiarsi e vivere la vita molto diverso dal mio, forse perché ho una carattere piuttosto tranquillo e riservato, che ogni tanto ha bisogno di ricevere una bella scossa.
Penso che di scosse ne riceverò tante altre, proseguendo nella lettura del libro: sono molto curioso di scoprire cosa mi aspetta e sono sicuro che rimarrò stupito molte altre volte dalla potenza devastatrice della scrittura di Bangs.
Non posso che ringraziarlo, perché mi sta offrendo un’esperienza unica nel suo genere, che non va sprecata.