Il nostro Luca Sammartino non si smentisce nemmeno in questa canzone e non rinuncia alle sue radici pop punk, proponendo ancora una volta un brano travolgente, frenetico, capace di far ballare e dare un’iniezione di positività.
La chitarra è la protagonista principale della canzone, accompagnata da una batteria veloce, che bada al sodo, e ci presenta un riff accattivante e seducente, che attualizza in modo molto immediato e fruibile la lezione data dalle punk band del passato.
Dato che una ragazza, presumibilmente punk, è la protagonista del pezzo, mi sono venuti subito alla mente due brani dei Ramones, cioè “Shena is a Punk Rocker” e “ Judy is a Punk”, che ben sottolineavano la capacità del genere punk di distaccarsi dall’omologazione imposta dalla società, mantenendo fieramente la propria identità di ragazze fuori dagli schemi precostituiti.
La voce del cantautore è molto solare, pulita, espressiva e energetica: si nota da subito che Luca è nel suo ambiente naturale quando canta questo genere di canzoni, lasciando un’impronta indelebile nella percezione degli ascoltatori, che vengono catturati immediatamente da un riff e un testo che gli fanno l’occhiolino, senza comunque risultare banali e semplicistici.
Il testo mette subito le cose in chiaro, dato che i primi versi sono una rappresentazione lampante ed efficace dell’impatto che l’essere punk ha sulla mente del nostro cantante: si parla infatti di un orgasmo e di adrenalina, due sensazioni legate al piacere, alla felicità, alla voglia di vivere e alla serenità interiore ed esteriore.
Viene poi inserita una frase in inglese, che vuole mostrare l’inafferrabilità e l’impossibilità di catalogare la ragazza di cui si parla nel brano: è descritta come una persona pazza, letteralmente “fuori dalla propria mente”. Secondo me, l’utilizzo di un verso in inglese, oltre a dare una certa sfumatura di internazionalità al brano, rende bene l’idea delle caratteristiche della protagonista del pezzo, perché mette in campo un’immagine molto descrittiva, molto evocativa, che viene resa in italiano con una sola parola, mentre nella lingua UK si realizza attraverso un gioco di parole, che rende immediatamente manifesta l’immagine che dà di sé la ragazza punk.
Siamo letteralmente vicini ad un’esplosione, perché la miccia è corta, quindi c’è poco tempo per fuggire via, mentre la terra comincia a tremare: Luca propone poi di nuovo un’immagine che mescola il sacro con il profano, in grado di spiazzare l’ascoltatore, proprio per il contrasto dei due elementi messi in gioco, che solitamente nessuno immagina come accostabili.
Si dice infatti che la ragazza scrive il Vangelo con la bomboletta spray, quasi come una moderna predicatrice, che diffonde il Verbo divino utilizzando uno strumento che ci riporta alla cultura della strada, che ribalta le convenzioni sociali, scrivendo il proprio messaggio sui muri piuttosto che sulla carta, destando scandalo, ma dando allo stesso tempo l’impressione che la cosa più importante è restare sé stessi, senza svendersi o diventare una delle tante pecore del gregge.
La parte successiva non fa altro che ribadire il concetto, dicendo che la società non riuscirà mai ad impossessarsi dell’anima e dello spirito di lei, non riuscirà a chiuderla nella logica dei social: il suo muro è quello che si trova ai bordi delle strade, non quello posizionato sulla bacheca personale di Facebook.
Viene utilizzata successivamente un’immagine secondo me molto creativa e espressiva, che esprime la poeticità della ragazza, che appare come un componimento in versi, il quale emerge tra mille domande: mentre il mondo si arrovella sul significato della vita, lei mette tutto in poesia, dando un’aura di leggerezza ed espressività al proprio messaggio.
Prosegue poi la descrizione della protagonista della canzone, fatta attraverso immagini, per così dire, “scoppiettanti”: guardarla è come seguire un film in prima fila, lei è una bomba a mano pronta a scoppiare da un momento all’altro, che fa battere forte il cuore, il quale sembra arrivare fino in gola.
Viene rispolverata successivamente un’immagine un po’ vintage, anche se il vinile è tornato nuovamente ad essere un supporto di tendenza: la ragazza è sia il disco che la puntina del giradischi, quindi una personalità completa, integrale, dato che un vinile non può suonare se non viene poggiata su di esso la puntina e che la puntina da sola non serve a nulla.
Si arriva così all’abbinamento che dà il titolo al brano: si parla di una scintilla e di benzina, un abbinamento che porta alla mente delle immagini luminose, splendenti, infuocate. Devo ammettere che, quando ho letto il titolo della canzone, ho pensato subito ai Rammstein, famoso gruppo industrial metal tedesco, che ha intitolato un suo brano proprio “Benzin” e che nei propri spettacoli dal vivo propone sempre sprazzi di fuoco, momenti incendiari, con fiamme che salgono verso il cielo.
Si parla, a questo proposito, di un fuoco che brucia ancora, e che porta verso tutta un’altra storia: la nostra punk non ha paura di mostrarsi nuda alle altre persone, ballando senza freni e indossando sopra il suo corpo solamente una maglietta, non a caso quella dei Blink 182, popolare gruppo pop punk, che ha spopolato soprattutto tra la fine degli anni ’90 e l’inizio degli anni 2000. Non è quindi un caso se, ad un certo punto, spunti fuori un coretto di accompagnamento, che cita il titolo di una delle più celebri canzoni della band americana, “What’s My Age Again?”, nel cui video i tre componenti correvano guarda caso nudi per la strada.
Viene poi di nuovo marcata la diversità della protagonista del pezzo dal resto dell’umanità, una ragazza che assomiglia molto ad un insulto gridato al mondo, che viene mandato “a quel paese”: viene proposta una seconda immagine vintage, molto probabilmente per segnalare l’attaccamento ad una realtà che sembra non esserci più e che invece va riconquistata, perché preziosa e autentica. Si dice infatti che la punk girl è come un accendino ai concerti, che nel mondo buio di oggi è stato sostituito dai display dei cellulari: mentre il mondo continua ad arrovellarsi sul significato della vita, lei fa risuonare la sua personale canzone, che riporta armonia, serenità e voglia di divertire e divertirsi.
Questo divertimento sembra non avere età, visto che, come detto, viene riportato in un coro di accompagnamento esterno il titolo di una celebre canzone dei Blink 182.
Si arriva di nuovo a quello che appare essere il ritornello, nel quale si ripete la visione del film in prima fila, la bomba a mano che fa salire il cuore in gola, riappaiono il vinile e la puntina, la scintilla e la benzina, il fuoco che continua bruciare. Tutto questo insieme di elementi caratteristici riesce a cambiare la storia, portando a tutta un’altra situazione, in cui la nostra Shena balla nuda senza porsi limiti, indossando solo una maglietta, quella del gruppo protagonista della canzone, i Blink 182.
La canzone si avvia alla conclusione, attraverso la ripetizione di un verso che appare come un’invocazione, perché il nostro Luca vuole che lei lo faccia sentire vivo, usando la scintilla che possiede dentro, alimentata dalla benzina: molto interessante è questo momento conclusivo, perché si ripete, in un gioco di rimandi, il desiderio di sentirsi vivo e l’appellarsi alla scintilla e alla benzina che solo la ragazza punk può mettere sul piatto.
In un mondo sprofondato nel buio, in cui ai concerti non si usa più l’accendino durante una canzone romantica, ma la luce del display del proprio cellulare, è necessaria la presenza di qualcuno che porti luce, luminosità e che faccia scoppiare la scintilla fondamentale per riaccendere tutto ciò che si è improvvisamente spento, riportando le persone ad essere sé stesse, senza nascondersi dietro a maschere, a dialogare fra loro, a risentirsi di nuovo vivi perché in contatto caldo e amichevole.
Alla fine, ci resta un buon brano pop punk, dalla carica esplosiva, dall’impatto travolgente, dal ritmo sfrenato e dal riff trascinante. La voce di Luca ben si armonizza con tutto questo, perché ha l’energia e la forza per cantare versi non scontati, liberatori, che smuovono le menti delle persone, costringendole a pensare in un modo che non va ad omologarsi con il pensiero comune.
Il punk è una filosofia di vita, che propone come suo manifesto proprio la non omologazione al pensiero comune, la creazione di una propria vita che poco ha a che fare con un’esistenza normale e comune, partendo dal modo di vestirsi e di pettinarsi e arrivando al modo di pensare.
Il punk è ribellione, uscita dagli schemi, una visione particolare della realtà: il nostro Luca Sammartino riesce ad esprimere con efficacia questa filosofia, con il suo sorriso, la sua voglia di libertà, la sua capacità di divertire e divertirsi, conquistando l’affetto dei propri ascoltatori e dei propri fan, un affetto secondo me meritato, perché distribuire gioia alle persone è una delle cose più belle del mondo, che non dovrebbe mai sparire, non dovrebbe mai essere avvolta dal buio o essere sostituita dalla finta realtà dei social, in cui l’allegria molte volte non è autentica e ciò che appare non è la vera realtà.
Se devo dire una parola che riassuma in sé tutto il messaggio comunicato dalla canzone, dico autenticità: quello che viene espresso è perfettamente reale, senza filtri, senza maschere, un’esplosione di luce, una bomba, una scintilla alimentata dalla benzina.
Quando si ascolta una canzone del genere, il proprio spirito dovrebbe sentirsi più libero, più sollevato, quasi pronto a ballare nudo in mezzo all’indifferenza che caratterizza il mondo moderno, indossando solo la maglietta del suo gruppo punk preferito. Viva il punk, quindi, e viva i Blink 182.