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Shark Land – PlatoNico

Devo ammettere che, non appena ho letto il titolo della canzone di Platonico, mi è venuto alla mente il celebre film di Spielberg “Lo Squalo”, nel quale questi temibili animali marini terrorizzavano la popolazione dei bagnanti.

Ho quindi subito cercato di capire se le tematiche espresse nella pellicola cinematografica potessero essere collegate in qualche modo al brano.

La canzone sembra essere un viaggio interiore dentro la propria mente alla ricerca di sé stessi: una mente piena di fantasmi e immagini paurose, che mettono in soggezione e fanno davvero pensare di essere in una “terra di squali”, con le altre persone sempre pronte a sfruttare a proprio vantaggio le debolezze e le paure che si hanno, senza un minimo senso di pietà, facendo di tutto questo il proprio pasto e appropriandosi centimetro per centimetro di queste insicurezze e fragilità, per assumere una posizione dominante e assoggettare al proprio volere le persone che appaiono più deboli e fragili.

Nessuna distrazione è quindi concessa, la mente deve essere forte e sapersi difendere da questi attacchi inesorabili, che non lasciano via di scampo se non controllati a dovere.

Il nome Platonico mi riporta subito al concetto di amore, secondo il famoso detto “amore platonico”, un sentimento privo della sua dimensione passionale e sessuale: chissà se questo nome d’arte non sia stato scelto proprio per definire una dimensione della propria anima che al momento si ritrova ad essere un po’ asettica, priva di uno spirito di ribellione verso gli squali di cui si parlava, fatta essenzialmente di timidezza e di paura di affrontare l’altro da sé.

La scelta della lingua inglese non è secondo me casuale, ma è stata fatta per rendere il pezzo più internazionale e maggiormente in linea con la sua dimensione molto elettro che si tinge di atmosfere ambient.

La voce che si va a istallare sulla melodia è molto cupa, profonda, con un lieve sapore di alienazione, di qualcosa che si ritrova al di sopra della vita umana, di un’entità soprannaturale, che canta con una caratterizzazione a volte robotica, computerizzata, filtrata attraverso apparecchiature elettroniche che la rendono piena di echi e profondità, con sfumature tutt’altro che spensierate e leggere, ma sempre piuttosto grevi e pesanti.

Tutto ciò a mio parere per mostrare il disagio esistenziale del protagonista della canzone, che deve fare i conti con la propria anima e il proprio cuore, combattuti tra una chiusura in sé stessi e un’apertura al mondo, per dare prova di coraggio nell’affrontare i conflitti e gli ostacoli che si frappongono fra lui e la serenità, fra lui e la fiducia in sé stesso.

Il brano si apre con quella che sembra un’esplosione fragorosa, seguita da una rapida sequenza di frasi che sembrano arrivare da una postazione militare, perché sono rigorose e marziali: la melodia di accompagnamento è tipicamente elettro-dance, con una progressione dei suoni, che assumono sempre maggiore consistenza e sempre maggior impatto, perché all’inizio sono un po’ attutiti, soffusi, ma poi diventano sempre più chiari e netti, oltreché rapidi e veloci nella loro successione. Questa prima sequenza si conclude con un’ulteriore deflagrazione, questa volta meno potente della prima, deflegrazione che segna una pausa, un momento di stacco, un’introduzione a quello che verrà dopo, con le parole di Platonico che cominceranno a sgorgare come un fiume in piena.

Ma cosa ci dice il nostro cantautore? Afferma di aver perso il controllo della propria mente, di vedere continuamente fantasmi e che nessuno lo può salvare in questo momento, in un discorso che ben si allinea a quanto detto nell’introduzione, che parlava di una persona indifesa in mezzo agli squali che lo volevano ghermire come una preda.

L’autore continua dicendo che si è spinto troppo oltre con la sua mente e con i suoi pensieri e chiede a Dio di risparmiarlo: tutte le sue sfaccettature, tutti i lati della sua personalità stanno cadendo giù, così come tutte le maschere che ha indossato per nascondere il proprio vero io.

Aggiunge che non può sopravvivere perché nel luogo in cui si trova c’è troppo buio, troppa oscurità, e che lui non riesce a trovare le parole, perché si sente intrappolato, immobilizzato dallo stato delle cose, da tutto ciò che lo circonda e lo costringe, quasi lasciandolo senza fiato.

A questo punto, si inserisce un beat piuttosto marcato, una linea di percussioni elettroniche, per accompagnare una voce che assume dei toni più decisi, più forti, più determinati: Platonico sembra acquisire una maggiore consapevolezza, dopo il pessimismo iniziale, e dice che vuole lavare via dal proprio corpo tutti i suoi peccati, uccidere i propri demoni interiori ed essere lasciato stare nel luogo in cui si trova.

Si sente stanco, perché soverchiato da tutti i sentimenti che ha provato quando ha tentato di combattere contro un mondo ostile: il beat di accompagnamento si fa sempre più consistente e articolato, e la parola “world” rimane sospesa nel vuoto per alcuni secondi, quasi a suggellare il momento di ribellione del protagonista.

Questa sospensione introduce il ritorno al beat iniziale, con il cantautore che sembra raccontare una piccola storia: dice che si è svegliato la mattina sentendosi uno straniero nei confronti di sé stesso, quasi che non si riconoscesse più, diventando un’entità indefinita, con una mente bianca, candida, e un’anima nera e oscura, che combattono fra loro in un conflitto interno.

Chiede che gli venga mostrato come si fa a respirare ancora, e questo esprime ancora il senso di soffocamento evocato nei versi precedenti: non riesce più a ritrovare la strada per tornare a casa, come affermava Eric Clapton in una sua celebre canzone.

Si rivolge poi ad una non meglio identificata persona, che può essere un amico o la donna amata, dicendogli che, se lui o lei non è più dalla sua parte, deve tornare da lui ed ergersi ancora al suo fianco per combattere di nuovo contro il mondo: ancora una volta, la parola “world” assume un’importanza fondamentale all’interno della canzone, venendo ripetuta, ribadita più volte, tenuta sospesa per molti secondi, con la voce che effettua varie modulazioni.

Il mondo è davvero per Platonico l’entità malvagia contro la quale combattere, l’attore principale da affrontare e sconfiggere, per tornare a riconoscersi quando ci si guarda allo specchio, e a non vedere più uno straniero.

La parte vocale passa poi dal cantato al parlato, un parlato piuttosto cadenzato e marcato, in cui le parole vengono pronunciate distintamente l’una dall’altra e si possono riconoscere molto bene.

Si parla di un lupo bianco che morderà con le sue zanne e della sua zampa, un immagine che evoca allo stesso tempo una candida purezza e una cupa, oscura aggressività, con un richiamo sempre al contrasto che il nostro protagonista percepisce nel proprio essere: la luna piena si eclisserà, e il proprio compagno di avventura dovrà venire a vedere che cosa è rimasto di Platonico, il quale vorrà essere sicuro che il compagno stesso si ricorderà di lui.

E’ quindi giunto il suo tempo: deve andare!

Quest’ultima affermazione viene quasi sussurrata, e il verbo “to go”, accompagnato da un punto esclamativo, viene pronunciato da una donna, che sembra dare il via al lancio di un razzo supersonico da una stazione spaziale.

A questo punto, il pezzo assume delle marcate sfumature ambient, con un’atmosfera eterea, che sembra dissolversi nell’aria, riempiendo al contempo tutti gli spazi disponibili e creando appunto un ambiente particolare, immergendo l’ascoltatore in un’esperienza che coinvolge insieme all’udito anche i sentimenti e le sensazioni, un’esperienza avvolgente, coprente, che va a toccare tutto un mondo di stati d’animo che l’ascoltatore stesso magari non pensava nemmeno di avere.

Dopo questa variazione sorprendente sul tema, abbiamo i versi conclusivi della canzone, che si ricollegano al tema della rinascita: si parla di lavare il proprio corpo da tutti i peccati che ha commesso e di uccidere i propri demoni interiori, in modo che Platonico possa essere lasciato stare dove si trova, senza più essere messo alla prova e senza che la sua mente sia affollata di fantasmi e brutte sensazioni.

Segue a questi due ultimi versi una brevissima fase di stacco, di sospensione, nella quale appare una sequenza di note leggera, che sembra quasi provenire dall’interno di un bosco, perché assomiglia al verso di un lupo o di un cane: molto probabilmente, essa è creata da un sintetizzatore o comunque da uno strumento elettronico, e crea un’atmosfera quasi di serenità e giocosità, come se ci fosse un fauno che, nel proprio labirinto, suonasse il proprio flauto in una sequenza molto breve di note, per concludere in modo quasi ilare una canzone che ha parlato per la maggior parte del tempo di paure, di fantasmi interiori e della difficoltà a riconoscersi davanti allo specchio.

Pur nello spazio di pochi secondi, queste note conclusive sono riuscite a sorpredermi, proprio perché hanno creato un ambiente sereno e felice all’interno di una storia triste, che comunque in alcuni tratti sa di rivalsa.

Alla fine, ci resta un pezzo che risulta ottimo alle orecchie di chi ama la musica dance, elettronica e ambient, perché Platonico si rivela un maestro nel miscelare i vari elementi fra loro e nel creare una vocalità che sa esprimere dei sentimenti di smarrimento, di angoscia, ma anche di ribellione e di rivalsa, attraverso il suo particolare tono, che appare cupo, tenebroso, penetrante e alienante.

Pur non essendo il mio genere preferito, riconosco le grandi capacità del nostro cantautore nel creare il giusto mix elettronico e i giusti spunti di riflessione sulla propria condizione di essere umano che si vuole ribellare ai propri demoni e fantasmi interiori, tornando ad essere libero e tranquillo nel luogo in cui si è sempre trovato.

Gli stimoli che il brano fornisce sono vari e articolati, e viene utilizzata al suo interno un’ampia gamma di sonorità onomatopeiche, con un beat di fondo che si sa adeguare perfettamente alle variazioni di tonalità della voce, che esprime in modo molto chiaro la sensazione di soffocamento del protagonista, alternata ad alcuni sprazzi di voglia di ribellarsi, di combattere, di affrontare il mondo, per trasformarlo da nemico ad amico.

Platonico arriva a riconoscere che è arrivato il momento di mettersi in gioco completamente, lottando contro i fantasmi che affollano la sua mente, contro le visioni distorte del mondo circostante che non lo fanno stare bene, con i suoi contrasti interiori fra purezza e oscurità che a volte non gli permettono di riconoscersi quando si guarda dentro.

La canzone è indubbiamente interessante, perché molto elaborata e molto varia in termini musicali e sonori: si alternano e si mescolano diverse anime sonore, in un mix molto efficace che stimola a fondo le capacità dell’ascoltatore di comprendere ciò che gli viene offerto.

Il nostro cantautore è quindi in grado di ritagliarsi un suo spazio nella scena elettronica e ambient, perché è piuttosto bravo nel comporre e nello scrivere, e sa utilizzare al meglio tutte le sconfinate possibilità che gli vengono aperte dall’esistenza degli strumenti elettronici, sia a livello di base sonora che a livello vocale.

L’aver poi scritto un testo in inglese denota molto coraggio, perché scrivere una canzone in una lingua diversa dalla propria non è mai facile, e denota una capacità intellettiva non indifferente.

Non è mai facile esprimere i sentimenti che si provano in una lingua diversa dalla propria, perché è necessario scegliere le parole giuste, che rendano bene l’idea del conflitto interiore e della lotta contro il mondo, che sono i due punti focali attorno ai quali ruota l’intero brano.

Sono sicuro che sentiremo parlare ancora molto di Platonico, per le sue abilità superiori alla media e per la sua sapienza nell’utilizzare tutti gli strumenti che la tecnologia moderna gli mette a disposizione.

Per questo motivo, gli dico bravo.

 

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