Recensioni

Io non sono sabbia – Le Rose e il Deserto

Mentre ascoltavo questo disco, la mia mente viaggiava con l’immaginazione, trasportata in luoghi sempre diversi e provando emozioni forti.

Al nostro artista non manca l’immaginazione ed il gusto per la musicalità delle parole.

Già dal nome dell’album, si intuisce, collegandolo a quello dato al progetto, “Le Rose e il Deserto”, l’idea che ne sta alla base, rimuovere la sabbia che ricopre i fiori che sbocciano comunque al di sotto di essa, liberando quindi metaforicamente i pensieri al di sotto dell’oppressione sulla nostra immaginazione della vita di tutti i giorni.

La prima canzone, nemmeno a farlo apposta, si intitola “Sabbia”. Si apre con una base musicale che sembra uno di quei jingle pubblicitari della televisione. Nel testo si parla di percorsi e di viaggi, definendo la sabbia, che si incastra negli ingranaggi della vita, qualcosa che fa del male. Si parla poi del padre, che appare solo come un riflesso in uno specchio.

Passiamo alla seconda canzone, intitolata “Un terzo”, che inizia con una melodia molto rilassante, molto zen, quasi hawaiana, che fa da contrasto con l’insicurezza del protagonista, che afferma di perdersi molto spesso: in mezzo allo smog del centro città, alla sua frenesia.

Ed accoci giunti alla terza canzone, “Pirati”, che comincia con un’intro di pianoforte, sulla quale l’autore rievoca la madre che gli raccontava storie che gli piacevano tanto, quando era giovane e bellissima.

Passiamo alla canzone successiva, “Sensi Unici”, che, come di consueto, inizia con un ritmo piuttosto lento e rilassato, ritmo che praticamente viene mantenuto per tutto il brano, con alcune variazioni sonore, aiutate dall’elettronica.

Il testo appare pieno di raccomandazioni per una persona che può essere un familiare o un amico dell’autore.

Concludiamo la nostra recensione parlando dell’ultima canzone, “Passi Indietro”: questo brano si distingue immediatamente dagli altri per la ritmica, che da subito si rivela rapida e serrata; bello il punto in cui si chiede all’altro un cambiamento del proprio punto di vista sul mondo, fidandosi delle distanze.

Secondo me la vocalità del nostro autore è in grado di cullare e rassicurare, perché appare come quella di un amico fidato che dà consigli e che vuole il bene degli altri.

Bisogna rischiare per poi avere un risultato tangibile tra le mani, la soddisfazione di essersi “buttati”.

Alla fine, ci resta un buon disco pop, condito da accenni di elettronica e di musica indie, con l’utilizzo di strumenti più “tradizionali”, di gradevole ascolto, ma di difficile comprensione: l’ascoltatore, cullato dalla musica e dalla tenerezza della voce dell’artista, è chiamato ad uno sforzo interpretativo del testo.

Lo consiglio a tutti, anche a chi magari non ama troppo il genere, perché lo considero un album “universale”, che vuole comunicare un messaggio attraverso le immagini, le visioni, i sogni e le aspettative.

 

 

 

 

 

 

Condividi questo articolo

Invia una risposta

Il tuo indirizzo mail non verrà reso pubblicoI campi richiesti sono contrassegnati *