Recensioni

Change – SteP

Quando sento il nome di Step, mi viene sempre in mente una canzone dei primi Linkin Park, “One Step Closer”, e devo dire che questo brano, con le sue atmosfere rarefatte, condite da tastiere melancoliche e nostalgiche, un po’ ricorda alcune canzoni della band americana.

Viene creato per le nostre orecchie un ambiente soft, confortevole, rilassante e rilassato, con un beat molto leggero, su cui si installano appunto le tastiere e, in alcuni punti, anche degli strumenti ad arco, che contribuiscono a mostrare e rendere palese la grande sensibilità musicale del nostro artista, che in qualche modo porta un pezzo di musica classica all’interno di una canzone tipicamente pop.

Fin dal titolo, risulta chiaro che il brano parla di cambiamento, della necessità di cambiare, del bisogno di mutamento, che sia di vita, di prospettiva, o comunque del modo di guardare le cose.

La voce di Step è chiaramente filtrata attraverso uno strumento elettronico, che le conferisce una eco e un riverbero maggiori, rendendola anche più cupa, quasi provenisse dalle fauci di un mostro sputafuoco.

L’andamento complessivo è come detto piuttosto rallentato, rilassato, quasi ovattato: le orecchie dell’ascoltatore non subiscono un impatto melodico potente e rilevante, che le mette alla prova, ma al contrario vengono “massaggiate” attraverso una melodia che arriva diritta al cuore, stimolando tutte le belle sensazioni e tutte le belle emozioni che le dodici note sono in grado di fornire.

Se guardiamo per sommi capi al testo, che per rendere il pezzo più internazionale e vendibile anche sui mercati stranieri è in inglese, sembra che si dica che ognuno di noi sa che è necessario possedere qualcosa che probabilmente verrà specificata in seguito, che tutti sanno questa cosa misteriosa: viene reso palese un invito, quello cioè di portare con sé un cambiamento, che appare essere la cosa che in precedenza tutti conoscevano. Questo mutamento è qualcosa che fa stare tutte le persone meglio, che rende la loro vita migliore: viene di nuovo ripetuta l’affermazione che tutti sanno questa cosa, e si ripete anche l’esortazione ad affermare il cambiamento.

Abbiamo poi l’entrata in campo di una o più voci femminili, piuttosto dolci e ammalianti, che ripetono in coro il titolo della canzone, e questa apparizione fa in modo che la linea di strumenti ad arco si intensifichi sempre di più, si ispessisca, assumendo quell’aura mitologica che sembra raccontare uno dei poemi di Omero, come accompagnamento ad un canto che sembra essere quello delle sirene dell’Odissea.

Risulta chiaro che il brano si basa sulla ripetizione quasi ossessiva di alcuni concetti, del fatto cioè che tutti conoscono già la verità misteriosa che viene evocata dal testo, che appare poi essere il desiderio di cambiamento, la speranza che la situazione muti, che il mondo prenda una direzione diversa.

Si può notare come anche il beat di sottofondo cresca e si arricchisca, insieme alla linea degli strumenti ad arco, articolandosi maggiormente, in una varietà più ricca di stilemi e sfumature.

Tutti sanno e si sentono bene, il cambiamento porta a questa situazione di serenità e tranquillità, nella quale ognuno sembra trovare la propria giusta collocazione nel mondo.

Anche il canto delle nostre sirene si ripete, e riesce ad ammaliare sempre di più l’ascoltatore, lasciandolo sempre più incantato, rapito e senza parole per replicare a una soavità così completa e bella.

Bello appare anche l’intreccio tra gli strumenti ad arco e questo canto di sirene, che contribuisce a rendere più ricco, corposo e articolato il tessuto sonoro che compone la canzone: a questa combinazione artisticamente molto gradevole si va ad aggiungere anche il suono delle tastiere, che ci porta su mondi nascosti e lontani, che associa al significato più profondo del brano una profonda malinconia e un profondo struggimento, quasi a sottolineare il fatto che la situazione così com’è non va bene, non può funzionare, e che quindi è più che mai necessario un cambiamento.

La canzone di Step si avvia verso la sua più naturale conclusione attraverso l’intreccio, sulla trama di un beat elettronico che a mano a mano assume sempre maggior corposità, degli elementi fondamentali che la compongono, cioè le voci femminili, gli archi e le tastiere.

Alla fine, ci resta un brano pop apparentemente semplice ed essenziale, ma che in realtà mostra l’acuta sensibilità del suo autore, che non si fa nessuna remora ad introdurre degli strumenti appartenenti alla musica classica, in accompagnamento alla propria voce, a quella delle coriste e al triste lamento delle tastiere.

Esso raggiunge il proprio acme proprio quando tutti gli strumenti vengono suonati insieme, mostrando una complessità che ad un ascolto superficiale rischiava di non essere colta completamente, in tutte le sue articolate sfumature di melodia e di significato.

Abbiamo quindi una canzone essenziale, che va, con poche parole, ma mirate, diritta al punto: questa essenzialità appartiene soprattutto al testo, poiché, come detto, a livello melodico abbiamo un intreccio abbastanza vario e complesso, che va ad arricchire la sensibilità dell’ascoltatore e a renderlo più consapevole di quella che è la vera realtà dei fatti, nascosta in poche, dirette parole, senza, appunto, troppi giri di parole.

A volte, il poco può diventare tanto, se la sensibilità di chi ascolta è elevata e lo rende estremamente ricettivo nei confronti della melodia a cui è sottoposto.

Io credo che, se volessimo riassumere in una sola frase il significato ultimo della canzone di Step, potremmo dire che “con il poco si può fare tanto”.

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