Qualche tempo fa ho letto un libro piuttosto divertente, che si intitolava “Il figlio del Dio del tuono”: questo Dio del tuono mandava suo figlio sulla Terra a sistemare la situazione, perché si era accorto che gli umani l’avevano un po’ incasinata. Quando ho letto il titolo del romanzo, ho pensato subito a lui, perché nessun altro batterista a mio parere ha incarnato meglio il ruolo di tempesta tonante nella storia del rock. Il suo tipico stile, potente ma anche estremamente tecnico e duttile, ha contributo in maniera determinante al successo delle canzoni dei Led Zeppelin: lui era il cuore pulsante della band e tutto procedeva al suo ritmo. La sua forza e la sua feroce determinazione ne hanno fatto il miglior batterista della storia del rock, a detta di molti (se non di tutti). Non credo esista definizione più azzeccata per lui di “Martello degli Dei”: quando suonava, sembrava che fosse sospinto anche da una potenza soprannaturale, da qualcosa di incomprensibile umanamente, da qualcosa di origine spirituale, che rendeva ogni sua esecuzione un tributo alle divinità della batteria. Mi ha sempre divertito il modo in cui il grande Jimi Hendrix lo ha descritto, dicendo che il suo piede destro era più veloce di quello di un coniglio: questa definizione rende bene l’idea sia di come fosse idolatrato dagli altri grandi artisti del panorama musicale, sia delle sue illimitate capacità. Era come se un flusso magico scorresse per tutto il suo essere, partendo dai piedi ed arrivando alle mani, dopo aver toccato il cuore: ogni parte del suo corpo ne era permeata e questa magia sembrava essere infinita. Venne purtroppo spenta dalla sua sfrenata passione per l’alcol, che lo portò alla morte, a soli 32 anni. Ma oggi dobbiamo ricordare con venerazione e con gioia il giorno della sua nascita, perché proprio oggi John Henry Bonham, detto Bonzo, avrebbe compiuto 74 anni.