In due dei miei articoli precedenti, ho parlato rispettivamente dei miei duetti preferiti e della ricorrenza del numero quattro nella storia della musica.
Oggi vorrei parlare di un altro numero importante in ambito musicale, che si pone proprio in mezzo ai due precedenti. Sto parlando ovviamente del numero tre: dedicherò quindi il mio post ad alcuni terzetti celebri, che hanno lasciato la loro impronta indelebile nel mondo della musica.
Il primo trio di cui vorrei parlare è forse quello che si ha avuto successo prima di tutti, che ha fatto sapere al mondo che si poteva fare un buon hard blues anche in tre. Nello specifico, mi riferisco ai Cream, formati non a caso da tre elementi formati nella celeberrima band di Alexis Corner, la persona che ha contribuito in modo fondamentale alla costruzione ed alla diffusione del cosiddetto British Blues. Clapton, Bruce e Baker, in soli tre anni di attività, riuscirono a pubblicare tre album, che vendettero la bellezza di 15 milioni di copie. Il loro stile era basato su una forte e muscolosa base ritmica, formata dal basso di Bruce e dalla batteria di Baker, in cui si inserivano alla perfezione le mirabolanti cavalcate della chitarra di Clapton. I tre avevano già una grossa esperienza alle spalle: due di loro erano stati anche alla corte di John Mayall, un altro grandissimo scopritore di talenti blues. La loro miscela di blues ed hard rock portò una ventata di energia nuova nel mondo del rock, con lampi abbaglianti di psichedelia. Nelle esibizioni dal vivo mostravano poi una grande tecnica ed una innata capacità di improvvisare. Canzoni come “Sunshine of Your Love”, “Badge” e “White Room” sono annoverate fra i classici del genere.
Il secondo terzetto che vorrei prendere in considerazione sono i Jimi Hendrix Experience: anche loro ebbero vita breve ed anche loro composero solo tre album, ma, nonostante questo, riuscirono a lasciare una traccia incancellabile nel mondo della musica. Jimi Hendrix e la sua chitarra costituivano il punto focale del gruppo: d’altro canto, lui era considerato il miglior chitarrista del mondo ed attirava su di sé l’attenzione del pubblico, con le sue incredibili dimostrazioni di abilità tecnica ed il suo modo di vestire, sempre molto colorato e ricercato nella cura dei dettagli. La continua ricerca musicale operata da Hendrix e l’esasperata attenzione che lui dedicava alle sonorità in fase di registrazione ed in sala prove, portarono all’abbandono della formazione da parte del bassista Noel Redding ed al suo successivo scioglimento. I due componenti del gruppo che affiancavano il virtuoso chitarrista erano piuttosto bravi dal punto di vista tecnico, ma questo non bastava alle smisurate ambizioni di Hendrix. Nonostante tutto ciò, il trio ci ha lasciato delle perle di rara bellezza: “Are You Experienced?”, “Axis: Bold as Love” e soprattutto il doppio disco “Electric Ladyland” sono considerati tuttora delle pietre miliari del rock, per la loro capacità di stupire continuamente l’ascoltatore, con continue innovazioni, sia dal punto di vista stilistico che da quello melodico, prodotte dall’instancabile e geniale mente del chitarrista. In “Electric Ladyland” si può trovare un compendio di tecnica chitarristica, un manuale di esecuzione e creazione del suono, una fusione di stili diversi ingegnosamente architettata: quando si crede di aver raggiunto l’apice, arriva la canzone successiva a smentire quest’opinione, incrementando ed affinando ulteriormente il livello qualitativo e di combinazione dei suoni.
Finora ho parlato di terzetti costituiti solo da uomini, ma bisogna ricordare che nella storia della musica ci sono stati anche terzetti femminili che hanno raggiunto una certa fama. A questo proposito, vorrei citare le Ronettes, un terzetto pop, formatisi nel 1959. Divennero famose grazie al lavoro di produzione di Phil Spector e furono l’unico gruppo formato interamente da donne invitato ad esibirsi con i Beatles, durante il loro ultimo tour americano. Quando si parla di loro, la prima canzone che viene in mente è “Be My Babe”, brano che raggiunse un successo planetario, spesso citato come la massima espressione del “Wall of Sound” di Spector: il produttore, grazie alla sovrapposizione di linee melodiche costituite essenzialmente da strumenti orchestrali, in aggiunta a quelle create dagli strumenti considerati “tradizionali”, creava un suono che era in grado di avvolgere completamente l’ascoltatore, facendogli vivere un’esperienza di ascolto unica nel suo genere. Il tutto era accompagnato dalle voci melodiose e carezzevoli delle tre interpreti, che completavano il quadro. Il produttore aveva trovato le voci che facevano al caso suo, mentre il trio aveva trovato una mente geniale, che grazie alle sue innovazioni cambiò radicalmente il modo di fare pop.
Restando sempre in tema di terzetti femminili, non si possono non citare le Supremes, guidate dalla grande Diana Ross. Furono il gruppo di maggior successo della gloriosa etichetta discografica “Motown”, con un repertorio che includeva musica doo-wop, pop, soul e disco. Incominciarono a cantare giovanissime, alla fine degli anni ’50. “You Can’t Hurry Love”, pubblicata nel 1966, è probabilmente il loro brano più conosciuto, canzone che restò in vetta alle classifiche per diverse settimane. In quel periodo, raggiunsero l’apice del loro successo, tanto che vennero considerate come possibili rivali dei Beatles in quanto a popolarità mondiale: tutto ciò avrebbe reso possibile il successo dei gruppi R&B afro-americani successivi.
Tornando alle formazioni maschili, se ci dedichiamo per un attimo al Progressive Rock, è d’obbligo citare una delle formazioni cardine del genere, gli Emerson, Lake & Palmer. Si trattava di tre virtuosi dei propri strumenti, che erano già noti al pubblico perché avevano fatto parte di altri famosi gruppi: per questo, furono definiti un “supergruppo”, anche se loro rifiutarono sempre quest’appellativo. Furono uno dei gruppi di maggior successo negli anni ’70, con ben nove album certificati Disco d’Oro negli USA ed oltre 35 milioni di dischi venduti. Il loro stile contaminava rock, jazz e musica classica: Emerson sfoggiava tutta la sua abilità alle tastiere, all’organo Hammond ed al sintetizzatore Moog, mentre i suoi compagni di gruppo dimostravano tutta la propria solidità tecnica.
Greg Lake portava nel gruppo un retroterra misto di rock, pop e folk, mentre Carl Palmer si ispirava principalmente a grandissimi batteristi come Buddy Rich e Gene Krupa, che avevano fatto la storia vent’anni prima. Negli anni ’70 produssero ben 7 album, fra i quali “Tarkus” e “Trilogy” sono i più conosciuti.
Più o meno nella stessa epoca ha avuto i natali un altro grande trio, i Crosby, Stills & Nash, diventato poi un quartetto, con l’aggiunta di Neil Young. La formazione base era quindi un trio ed i musicisti che la formavano provenivano da formazioni attive nella metà degli anni ’60, con un repertorio folk rock. David Crosby era il chitarrista, l’autore ed il cantante dei Byrds, mentre Stephen Stills aveva militato nei Buffalo Springfield, come cantante e chitarrista. Graham Nash era autore, tastierista e chitarrista degli Hollies. I tre debuttarono nel 1969 con l’album omonimo, che scalò rapidamente le classifiche di vendita.
L’ultimo esempio che vorrei citare è più vicino ai giorni nostri. Si tratta infatti dei Beastie Boys, gruppo rap statunitense, formatisi nel 1981. I tre elementi principali erano Adam “Ad-rock” Horovitz, Michael “Mike D” Diamond ed Adam “MCA” Yauch. Nacquero come un gruppo hardcore punk, che si ispirava ai Band Bruins, ma poi trasformarono il loro stile musicale, grazie all’incontro con il produttore Rick Rubin, che li indirizzò sul genere crossover, del quale sarebbero stati eletti come precursori e maestri. Di tutti i gruppi old school hip hop degli anni ’80, i Beastie Boys sono stati gli unici a proseguire la propria attività fini agli anni 2010: il gruppo non si è mai limitato a comporre basi, ma ha utilizzato strumenti musicali. Durante la loro carriera, durata più di 25 anni, si cimentarono in vari generi e cambiarono spesso il proprio stile: uno dei loro meriti fu di aver fuso due generi musicali apparentemente antitetici, come il rock ed il rap, creando un mix dal quale presero spunto negli anni ’90 i gruppi nu metal.
Con questa carrellata, spero di aver reso almeno parzialmente l’idea dei terzetti musicali a cui mi sono appassionato nel corso del mio percorso di scoperta degli orizzonti musicali.
Stasera devo quindi dire grazie a loro ed alla meravigliosa musica che hanno creato.