Una canzone allegra, gioiosa, ballabile, dai ritmi quasi tribali, caraibici, latino-americani. Un brano che invita a riprendersi ciò che con la pandemia si credeva perso, ma che con la vitalità e la giocosità può essere riconquistato.
Ascoltando il brano, non ho potuto fare a meno di muovere le spalle al ritmo della melodia, trascinato dalla sua ammiccante sincerità e dalla sua limpida vitalità.
Devo ammettere che la canzone mi ha portato alla mente un bel ricordo, legato ad un film in particolare della coppia Bud Spencer/Terence Hill, quello in cui si ritrovano su un’isola deserta, alla ricerca di un tesoro: anche la colonna sonora di quella pellicola aveva delle sonorità simili, e non si poteva non sorridere quando la si ascoltava, perché evocava immense distese marine ed un cielo terso, senza nuvole, con i gabbiani a farla da padrone.
E infatti il brano di Forjay comincia proprio con l’immagine dei gabbiani, che si staglia all’orizzonte, mentre lui aspetta un tramonto: un’immagine molto estiva ed evocativa. Questo sospirato tramonto ha un compito molto importante, quello cioè di far incontrare di nuovo le persone e farle ritornare a ballare, con i piedi nudi sulla sabbia e un cielo pieno di stelle sopra la testa: l’intenzione iniziale dell’artista è quella di far finta che tutto questo sia autentico, ma poi si trasforma subito in una decisa presa di posizione, che afferma “Facciamolo e basta”.
La canzone prosegue con il suo invito alla rinascita, invitando a riaprire le nazioni e a rimettersi in viaggio, su di un furgone senza troppi programmi, rialzandosi da terra e reinventandosi un mondo diverso da quello che la pandemia ha creato.
Forjay dice di aver pensato molto durante il lockdown, in cui un attimo durava veramente lo spazio di un secondo, e se ci si soffermava anche solo per un istante sulle cose era già tardi: questo pensiero lo ha portato alla convinzione che la cosa più pericolosa che si possa fare è abituarsi.
Non è il lasciarsi trascinare dalla situazione senza reagire la via giusta per combattere e ribellarsi.
Tutto quello che vuole l’autore è ritrovarsi in una tipica estate italiana, sdraiato di fianco alla sua lei, mentre sorseggia una Corona con la tipica fetta di limone nella bottiglia: questo sarebbe un vero scoop, una notizia sensazionale.
Quello che successivamente viene descritto è un semplice quanto importante fatto: in tutte le città del mondo, sui balconi e nelle piazze, c’è voglia di ballare e di tornare a saltare. Il pensiero passa poi alla ragazza di cui è innamorato Forjay: la invita a mandargli un messaggio per la serata, a fare due passi sul lungomare per poi restare. L’immagine che viene tratteggiata poi sa molto di “Vacanze Romane”, perché lui desidera girare con lo scooter insieme a lei, proprio come facevano i protagonisti del film con la vespa.
L’artista è molto motivato e sa quello che vuole: chiede di alzare il volume per fare casino e di spegnere la tv perché tanto non sono loro a decidere e nulla può essere diverso se la si continua a guardare.
Mantenendo le giuste distanze, Forjay ribadisce di voler tornare a ballare, senza se e senza ma: finché il sole è sopra le loro teste, loro possono giocare un po’, rotolandosi nello stesso asciugamano, alla faccia di quello che può sapere il mondo scosso dalla pandemia.
Devo dire che la canzone mi ha stimolato e divertito, incoraggiandomi a superare questo momento di difficoltà globale: un altro brano che mi ha portato alla mente è “In the Summertime” dei Mungo Jerry, anch’esso molto frizzante e molto estivo.
L’artista riesce ad alternare con sapienza le parti parlate con quelle cantate, dimostrando di avere una voce molto duttile, che si sa esprimere in modi diversi, con una forza e un carattere molto importanti, a cui è quasi impossibile resistere. Devo ammettere che la sua vocalità mi ha colpito, perché mi piacciono le voci che hanno in sé qualcosa di rude, di ruvido, di pungente, perché penso che siano quelle maggiormente in grado di colpire l’immaginario dell’ascoltatore.
Si tratta dunque della tipica canzone estiva, da spiaggia: questa sua caratterizzazione non deve però far passare in secondo piano il messaggio importante che comunica, quello cioè che è importante cercare di riprendersi quello che si è perso, perché tutto ha una fine, e ogni tanto è bene non dare ascolto a tutto quello che il mondo ci propina attraverso i mezzi di comunicazione.
Non è una pretesa troppo grossa il desiderio di avere un’estate italiana, bevendosi la propria Corona con la fetta di limone nella bottiglia, sdraiati osservando il cielo.
Il messaggio è quindi molto caratterizzato dalla speranza, dalla voglia che ha la gente di riprendere una vita normale e di uscire da una situazione che l’ha gettata nell’ansia e nella preoccupazione.
Direi quindi che il brano è adattissimo al periodo che stiamo vivendo, un’estate cioè in cui si intravede qualche spiraglio di speranza, in cui le persone sono tornate a riunirsi e a stare insieme. L’auspicio è naturalmente quello che la speranza diventi prima o poi realtà: canzoni come quella di Forjay aiutano a mettere in moto questa complicata trasformazione; il risultato finale dipende anche da noi, dal nostro comportamento e dal nostro pensiero positivo.