Devo ammettere che l’introduzione della canzone mi aveva fatto pensare di avere a che fare con un brano assolutamente diverso da quello che poi si è rivelato essere. Avevo infatti pensato che fosse una canzone di indie rock, di rock melodico, e non un brano rap, hip hop.
Il principio della canzone di Pelu continua per un attimo a seguire questa tendenza un po’ più melodica, nella quale si inserisce comunque un beat hip hop, che si rispecchia nelle parole iniziali dell’ autore, che, ripensando alla sua esperienza amorosa, si pente quasi di quest’ultima, perché parla delle brutte borse della sua lei, delle sue amiche poco affidabili, quasi pensando che sia stato inutile avere avuto un rapporto con lei.
Ma la situazione sembra cambiare radicalmente con lo sviluppo della canzone, che, questa volta su una base musicale un po’ più elettronica, sulla quale però Pelu mantiene un cantato dolce e melodico, passando al dialetto napoletano e dando un’indicazione precisa della realtà da cui proviene, esprime la richiesta alla “Piccerella” (probabilmente il soprannome che ha dato alla sua lei) di restare insieme: lei non deve pensare a niente e non preoccuparsi di nulla, andarsene a casa tranquilla, senza problemi di sorta.
Subito dopo sembra esserci una strofa cantata con uno slang tipicamente rap, hip hop, da una voce che sembra diversa da quella di Pelu, ma che poi parla insieme a Pelu stesso: l’imperativo resta lo stesso, cioè quello di non dare retta a nulla, di prendere le cose belle quando si presentano e di piangere solamente quando il sole e il vento sono troppo forti. Credo che questi elementi naturali siano il simbolo delle problematiche relazionali che lei ha affrontato o si trova ad affrontare, perché successivamente si parla di sentimenti persi per dare retta a una persona che secondo chi esegue il flow non conta nulla, non è una persona intelligente e che è capace solo di far piangere quando parla.
La strofa si conclude con un verso quasi fiabesco: si parla di due bambini che si sono persi, due bambini che assumono le sembianze di Pelu e della sua lei. E’ probabile che proprio il fatto che si siano persi abbia indotto lei a “perdere il suo tempo” con un’altra relazione, che alla fine non ha contato nulla, almeno secondo le parole dell’artista.
La parte successiva della canzone da ampio spazio al parlato, con un accompagnamento costituito solamente da una base ritmica piuttosto particolare e interessante: la voce di Pelu, che esegue il flow, vuol sapere perché lei piange, perché il mondo le ha voltato le spalle, perchè la gente pensa di conoscere lo sguardo che ha, perché in una situazione difficile, data dalla vita all’interno di un quartiere presumibilmente malfamato, si è sempre sull’orlo del baratro e si può sempre sbagliare. Si tratta alla fine sempre dello stesso rimpianto per una relazione andata a finire male: il nostro artista insiste nel voler sapere perché lei continua a piangere.
Successivamente, si torna a quello che può essere considerato il ritornello, nello sviluppo complesso di questa canzone, un ritornello che vuole tornare a rassicurare quella che chiama la sua “Piccerella”: non deve dare retta a nulla e non deve preoccuparsi, deve andarsene a casa e svincolarsi dalla situazione del momento.
La parlata si fa poi più rapida e decisa, e si vuole descrivere la ragazza protagonista del brano all’interno di mille pezzi, forse quelli di un vetro che si è infranto o di un’identità che ha assunto mille volti, rappresentando anche il modo in cui ha fatto a pezzi l’anima del protagonista maschile della canzone: alla fine loro due sono solamente degli sguardi persi riflessi all’interno di lenti, forse proprio quelle che si sono spezzate in mille pezzi, sono anime fuggite da scheletri perdenti, un’immagine questa molto suggestiva, che vuole forse essere la rappresentazione del vuoto legato alla persona che ha l’ha fatta piangere. Lui non ha mai smesso di pensare a lei, ai suoi orecchini, chiamati pendenti per formare un assonanza con le parole finali del verso precedente, a quanto amasse i suoi difetti, quando gli diceva che lo amava a denti stretti.
La linea melodica lascia decisamente spazio alla parlata, alla comunicatività, come avviene spesso in un pezzo con queste caratteristiche: il discorso si fa più “filosofico”, per così dire: l’amore non si cerca, ma è lui che trova noi, la vita non è una linea retta, ma può sempre accadere un avvenimento che la fa deviare in una certa direzione, l’importante è non andare di fretta, per lasciare che tutto accada naturalmente. Se le cose non vanno come dovrebbero, lui la consolerà con il gesto simbolico di accenderle una sigaretta, mentre la aspetta solo nella sua cameretta. La riflessione prosegue su questa linea: si dice che forse ci sono un po’ troppe persone in questa storia (o nel mondo), che lei è il motivo per il quale lui apre gli occhi, in una vita passata fra sigarette, vino e scarabocchi, perché lei dipinge e, andando in progressione, il luogo in cui lui vive gli fa mancare il fiato, il quartiere in cui abita gli fa mancare le forze, il pianeta forse ha perso la sua luminosità.
La canzone si conclude poi con quello che considero il ritornello, con le medesime parole, rivolte alla propria “Piccerella”: stiamo insieme, non preoccuparti di nulla e torna a casa.
Alla fine ci resta un brano piuttosto complesso nell’articolazione fra il beat di sostegno e la parte parlata, che di volta in volta assume un aspetto diverso, venendo interpretata secondo me da due persone diverse, Pelu e un suo amico rapper: i due arrivano ad eseguire il flow insieme, perché prima parte uno di loro, poi gli si affianca l’altro e si crea una sorta di coro a due voci.
Il contenuto della canzone è alla fine una storia d’amore molto tormentata, in un quartiere altrettanto tormentato, perché ci troviamo a Napoli, che sembra avere una soluzione solo nelle parole di Pelu, che invita la propria lei a stare insieme a lui, offrendole protezione e non facendola pensare alle proprie preoccupazioni e difficoltà, mostrandosi anche comprensivo, perché vuole sapere il motivo del suo pianto. La storia è complicata anche per la presenza di un altro, che con le sue azioni ha fatto piangere la ragazza, un altro che non valeva nulla.
Devo dire che mi è piaciuto il modo in cui è stata conciliata l’intro di chitarra con il beat elettronico dell’hip hop che domina la canzone, ma anche il modo in cui si sono conciliati diversi modi di interpretare il flow e il modo in cui queste diverse interpretazioni si sono fuse.
L’articolazione del brano è quindi piuttosto complessa, fatta di momenti diversi, con un filo conduttore rappresentato da una storia d’amore complicata, che vede la presenza di almeno due personalità maschili, una che non vale nulla e l’altra che vuole consolare e capire il perché sgorgano delle lacrime.
Si capisce che Pelu e il suo compagno di canto ci mettono l’anima, per dare una rappresentazione il più possibile veritiera di una situazione alquanto complessa, che può risolversi solo attraverso qualcuno che riesca a essere comprensivo, a far dimenticare alla protagonista femminile i propri problemi e le proprie preoccupazioni, facendola tornare a casa più serena.
In sintesi, le due cose che mi sono piaciute di più in questa canzone sono il modo in cui viene interpretata, con tanta passione, riversando i problemi, le insicurezze e le incertezze nella scrittura e nel parlato e quello in cui si articola, con diverse soluzioni in termini di flow parlato, che si vanno a fondere in un insieme armonico.
Credo che Pelu costituirà una delle più belle realtà del rap napoletano, e farà ritornare la mente agli anni in cui i 99 Posse, forse il gruppo rap napoletano più famoso, dominavano la scena.
Staremo a vedere, il tempo, come si dice in questi casi, sarà galantuomo.