Un dialogo serrato con la luna, quasi una preghiera fatta all’astro che illumina da padrone la notte, composta in una notte appunto in cui il nostro artista ha fatto un po’ il punto sulla sua vita presente, con uno sguardo anche al futuro.
Il brano si pare in maniera dolce, suadente, con un’intro di chitarra acustica, che ben si accorda con il testo cantato da Anton: egli dice di guardare la luna, perché magari gli può portare fortuna, quindi si affida a lei per ottenere un aiuto in quello che all’inizio appare come un momento di incertezza. Si tratta di un affidamento completo, perché Anton dice che la protagonista della sua canzone non giudica chi ama come fa lui: da lassù, osserva il trascorrere del tempo e offre la propria luce a chi ne ha bisogno. Senza di lei, la notte sarebbe buia e non potrebbero svilupparsi naturalmente dei sentimenti positivi.
L’artista poi sembra prendere una maggiore consapevolezza, perché afferma che forse tutto quello che fa non è tempo sprecato, e che, se la luna non vorrà aiutarlo come lui spera nella sua invocazione e nel suo dialogo, lui la maledirà.
Il cantante ci svela poi un lato del proprio carattere, in continuità con quanto detto precedentemente: dice che non è uno che si piange addosso e che non rimpiange le scelte che ha fatto, anche se crede che, senza l’aiuto dell’astro notturno, non ce la possa fare.
La canzone poi prende un abbrivio diverso, in quello che sembra il ritornello, con un sottofondo più “strong”, fatto da una chitarra elettrica e una ritmica più serrata: Anton ammette che la luna è bella lassù in cielo, cosa che sembra scontata, ma non lo è per lui in quel preciso momento, arrivando a maledirla, perché forse la speranza di essere aiutato cade un po’ nel vuoto. Significativo in questo senso l’appello che lui fa successivamente, dicendole di scendere giù e dargli una mano, prendendosi cura delle sue ferite e delle sue debolezze.
Sembra che il brano sia fondato su un’alternanza fra momenti di consapevolezza delle proprie capacità e momenti di scoramento, in cui Anton crede di non poter essere aiutato da chi ha preso come riferimento nelle sue riflessioni notturne.
Questo perché dice che la luna, proprio come fa lui, non si addormenta mai, è sempre accesa e sempre pronta: mi pare bella questa immagine, che testimonia il fatto che comunque la fiducia in lei non è andata completamente persa, che esiste ancora un barlume di speranza, dato dalla somiglianza fra il protagonista della canzone e la luna stessa, in un’esistenza fatta di una costante presenza, di una capacità di vigilare sempre, di essere sempre attenti a ciò che accade intorno a noi.
Qui c’è una piccola citazione dei Pink Floyd, perché si parla del lato oscuro della luna, che, secondo Anton, non ha nulla di speciale, non nasconde cose fuori dalla portata degli esseri umani: a differenza del gruppo inglese, che attribuiva a questo lato oscuro tutte le insicurezze e la mancanze dell’animo umano, il nostro artista dice che, se la luna lo ascolta troverà il modo di mostrarglielo, di farglielo vedere.
Lui trascorre una notte a parlare con l’astro, rivelandole le scelte che ha fatto, e ritorna sulla consapevolezza iniziale, ripetendo che, se la luna non gli dà fortuna, la maledirà.
Ritorna anche, come un ritornello, l’esaltazione della bellezza della luna che ci guarda da lassù, ma che contemporaneamente è maledetta, perché probabilmente non ascolta quello che l’autore ha da dirgli e non gli mostra segnali positivi, pur nella sua luminosità. Resta l’appello a scendere dal cielo e a prendersi cura di lui, a cui si aggiunge l’invio a brillare ancora di più nell’oscurità della notte, per illuminare chi ha solo buio dentro di sé: dal testo, mi sembra che Anton sia una persona dai sentimenti ambivalenti, perché da un lato è consapevole delle scelte che ha fatto e non le rinnega, mentre dall’altro dice di aver bisogno della luce della luna che veglia su di lui, che lo assiste e che lo illumina dentro.
Questa ambivalenza sembra come detto risolversi sul lato negativo di questa speranza, perché Anton arriva a dire ad un non meglio precisato interlocutore, che magari può essere il mondo, di spiegarsi senza paura, solamente perché lei non sembra esserci.
Il brano si conclude di nuovo con la dolcezza della chitarra acustica, e il tono di voce dell’artista, che nei ritornelli aveva preso vigore, diventa quasi sussurrato, come se lui percepisse di avere un’ultima possibilità di invocare la luna, di chiederle di guardare sulla terra, scendendo dal cielo e prendendosi cura un po’ di lui.
Come ho detto, l’impressione che mi lascia questa canzone è un po’ negativa, un po’ pessimistica, perché l’autore invoca la presenza della luna, dicendo di essere comunque abbastanza forte da andare avanti senza di lei, maledicendola, ma conclude con un’affermazione che lascia un po’ interdetti, che non ha un significato univoco: non si capisce se Anton chieda al suo interlocutore immaginario di spiegargli senza paura se la luna non c’è o se la persona del cui sostegno ha bisogno non c’è, dato che per tutta la canzone Anton ha affermato che la luna è sempre lassù, vigile, senza addormentarsi mai, senza lasciare il mondo sprovvisto della sua luce.
Questa sarebbe una domanda interessante da porre all’artista: dato che la canzone vive un po’ sempre sul filo della contraddizione, chi è il soggetto che non c’è alla fine della stessa?
L’ultima strofa lascia spazio a svariati dubbi, perché può anche essere che Anton chieda alla luna stessa e non a un interlocutore immaginario, di spiegargli perché una certa lei non c’è.
Questo a maggior ragione perché Anton chiede alla luna, nel finale acustico, di guardare giù, di scendere e di prendersi cura di lui, come se fosse una persona reale.
Al di là di tutte le possibili interpretazioni della canzone, credo che la voce dell’artista sia stentorea, matura, piuttosto potente, in grado anche però di sussurrare, di addolcirsi, di ammorbidirsi quando serve.
La potenza della voce del cantante è legata anche al tema principale dell’album, che si intitola “Fronte della Nuova Rivoluzione Universale”: lui deve esibire sicurezza nei propri mezzi, consapevolezza delle proprie capacità, per guidare una rivoluzione che possa essere in grado di cambiare qualcosa in questo mondo.
Quello che mi lascia un po’ pensieroso, soprattutto in questa canzone, è proprio l’ambivalenza delle sensazioni che prova, perché un attimo prima è sicuro delle proprie possibilità ed un attimo dopo dice che se la luna non lo ascolta, lui la maledirà, invitandola comunque a scendere sulla terra e a fungere da balsamo per le sue ferite.
Può essere che questa canzone sia stata scritta in un momento in cui le cose non erano così chiare nei pensieri di Anton, nel quale si sentiva sicuro di alcune cose e manchevole sotto altri aspetti. Questo può essere il motivo dell’ambivalenza del testo del brano stesso, che lascia spazio a diverse interpretazioni: quello che è sicuro è che si tratta di un dialogo notturno con la luna, perché la notte è il momento in cui i pensieri si affollano maggiormente nella mente delle persone, soprattutto se non riescono a dormire. Anton si è messo a guardare la luna e le ha parlato, cercando di svelarle tutte le proprie contraddizioni e le proprie debolezze, invocando un aiuto, pur essendo consapevole dei propri pregi e non rinnegando le proprie scelte.
Spero che questa canzone abbia dato modo all’artista di sfogare verso l’esterno tutte le proprie paure e le proprie illusioni, prendendo la luna come punto di riferimento a cui appellarsi, come guida nel rimettere ordine nella propria vita, come sicurezza a cui fare riferimento nei momenti di maggior bisogno.