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Capodanno all’Api – Francesco Mircoli

Fin dalle prime note, si capisce che l’intento di questa canzone è quello di proporre un’interpretazione alternativa e, nei limiti del possibile, ironica della situazione in cui versa il nostro Paese in questi tempi di pandemia.

Il ritmo è piuttosto serrato, coinvolgente, in alcuni tratti oserei dire “danzereccio”, come nel caso del ritornello. Se volessimo classificare il brano in un genere specifico, potremmo collocarlo all’interno della musica pop, con una spruzzata di funk: in alcuni passaggi, mi ha riportato alla memoria alcune canzoni di Paolo Belli, uno dei maggiori rappresentanti in Italia del genere funk, del quale ricordo canzoni come “Ladri di biciclette” e “Dottor Jazz e Mister Funk”. L’atmosfera generale creata dal brano è più o meno quella, una scanzonata rappresentazione di un capodanno alternativo, in tempi difficili, in cui è necessario ridimensionare le proprie pretese e utilizzare l’ironia per combattere le difficoltà create sia dalla situazione che, ascoltando i versi della canzone, dalla gestione della stessa da parte di chi sta sopra di noi.

L’ironia viene inoltre utilizzata anche all’interno del videoclip, in cui non sono presenti grandi macchine sportive, ballerine affascinanti e paillettes, ma al contrario la fa da protagonista un Ape Cross, uno dei veicoli simbolo della tradizione automobilistica italiana, tanto famoso quanto semplice e “morigerato”. E’ sempre presente, poi, un ballerino mascherato da papero, e ci sono alcune scene ambientate in un pollaio, come per dire che il nostro amato Paese si sia trasformato proprio in un luogo abitato da tante galline, che urlano e schiamazzano tutte insieme, senza trovare un accordo o una soluzione ai problemi.

Credo proprio che il cuore del messaggio di cui si vuol far portatore il brano sia quello del ritorno alle cose semplici, di una riscoperta dei valori più autentici e genuini: non per niente, l’autore e il cantante afferma che l’Ape Cross è un veicolo utilizzato nei piccoli paesini di montagna, nei quali probabilmente al sushi si preferisce ancora la lasagna.

Devo dire che questa visione delle cose mi trova abbastanza d’accordo, perché in tempi difficili è necessario esorcizzare i problemi con un po’ di ironia, senza esagerare ovviamente, ritornando ad apprezzare e a gustare le cose genuine, tra le quali ci può anche essere un Capodanno passato in una stazione di servizio dell’Api con pochi amici fidati, praticamente spendendo il meno possibile, ma riuscendo a divertirsi comunque, grazie allo spirito di condivisione e alla compagnia.

Il contorno melodico è essenziale, fatto di qualche accenno di chitarra, un po’ di percussioni e un po’ di elettronica, quasi che anche attraverso la musica si voglia comunicare un messaggio di essenzialità, di ritorno alle origini, alle cose essenziali, eliminando il superfluo, ma riuscendo a godere delle cose e a divertirsi comunque, se lo spirito è quello giusto e permette di ironizzare, sempre con rispetto, sulle cose che non vanno nel nostro Paese, anche per demerito e a causa della superficialità delle persone che queste problematiche dovrebbero gestirle e risolverle.

La canzone, a mio parere, potrebbe essere utilizzata come colonna sonora di un Capodanno “alternativo”, visto che per ben due volte nel suo testo è presente un conto alla rovescia, che stranamente parte dal sette e non dal dieci, quasi che l’artista volesse risparmiare anche sul conteggio dei secondi finali dell’anno, per farlo finire il prima possibile.

Leggendo il testo della canzone, mi sono venute in mente due domande: la prima è perché si parla del 2023 e la seconda è sull’identità della ragazza chiamata Barbara alla fine del brano. Ho pensato che il riferimento al 2023 fosse legato all’anno in cui l’attuale legislatura dovrebbe finire e dunque si dovrebbe andare alle urne per scegliere una nuova classe politica. Al contrario, mi verrebbe da chiedere al nostro Francesco perché la ragazza che viene citata nella canzone si chiami proprio Barbara, dato che l’unica Barbara che mi viene in mente è la figlia di Berlusconi, ma non credo che il riferimento sia a lei.

Anche il testo del brano è essenziale e riflette un po’ la visione del mondo del suo autore, che se ne frega delle cose “da ricchi” (“cosa vuoi che me ne importi della Corsica”) e dimostra la propria predilezione per le cose genuine, per gli amici veri (“ho quattro amici fidati e fuori control”, “Fanno un capodanno balordo all’Api nord una pompa di benzina da sballo, bellissimo”).

In alcune sequenze del video si vede il cantautore che canta seduto sul retro di un Ape Cross, con la propria chitarra nella custodia: questo mezzo di trasporto, pur nella sua semplicità, è riuscito a diventare uno dei simboli dell’Italia nel Mondo, quasi per ribadire che la vera grandezza sta nelle cose semplici, che è necessario ritrovare e riscoprire in tempi difficili.

Una cosa che ho notato, inoltre, è che Francesco non è un artista che si fa molti problemi a dire le cose come stanno: ne sono un buon esempio versi quali “Questa politica è un danno, fuori control” e “Quest’Italiaetta è un pastrocchio, fuori control”. L’uso di termini inglesi può essere dovuto secondo me al fatto di voler fornire alla canzone un’ulteriore impronta ironica, di voler opporre alla raffinatezza della lingua straniera una visione più semplice e sana delle cose, che dovrebbe caratterizzare tutti quelli che si considerano dei veri italiani (pensiamo a questo proposito al verso “Senti c’ho un’idea per quest’anno”).

Molto significative, anche per l’interpretazione che ho dato precedentemente al testo, mi sembrano le frasi “Basta co sto varietà 76543210” e “E’ tutto, tutto un varietà 76543210”, quasi che il nostro artista volesse che il 2023 arrivasse il prima possibile, complice il conto alla rovescia, per fare in modo che si concluda l’attuale legislatura politica e si arrivi a nuove elezioni, per permettere al popolo, che si spera sarà uscito dalla pandemia, di esprimere di nuovo il proprio parere e di eleggere i propri rappresentanti.

Non appare quindi affatto lusinghiero il giudizio dell’artista sull’attuale classe politica e sull’attuale situazione del nostro Paese, visto che considera tutto quello che sta accadendo “un varietà”, quindi uno spettacolo, uno show, di cui fanno le spese gli italiani (“Quanta strada farai con la zattera, senz’affondare mai”, “Santi da pregare quest’anno io non ne ho”).

Alla fine ci rimane una buona canzone pop/funk, che riesce allo stesso tempo a divertire e a far pensare, cosa molto rara nei tempi attuali, con un frequente uso di termini quasi “dialettali”, oserei dire piuttosto “slang”, giovanili, per portare un po’ di sana autenticità e freschezza al centro del “pollaio” che è diventato l’Italia.

Mi sembra che questa riduzione all’essenzialità di tutti gli elementi sia la matrice del brano, il fattore unificante della canzone, che si fa portatore del messaggio di Francesco, che ci chiede di tornare a ciò che è veramente importante, tralasciando il superfluo, fregandosene del lusso e dando alla propria vita un’impronta di purezza ed essenzialità, in modo che il Mondo possa in qualche modo cambiare, diventando migliore e realmente autentico, un luogo dove le cose semplici sono anche le più importanti.

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