Il primo nome che mi è venuto in mente, con le dovute proporzioni, quando ho ascoltato la canzone di Antòn è stato quello di Francesco Guccini, uno dei giganti del cantautorato italiano.
Questo perché sia il timbro di voce del cantante che i temi affrontati mi spingono a pensare all’artista emiliano.
Con la sfrontatezza della gioventù, Antòn si è messo in testa di fare una “rivoluzione universale”: nonostante tutti i problemi che questo può comportare in una nazione come l’Italia e a dispetto degli errori commessi, che lui riconosce, afferma di esserci e di essere pronto a combattere, con l’aiuto di altri ragazzi che, come lui, vengono dalla terra e che quindi sanno apprezzare tutti i doni che la natura ci regala, anche i più piccoli.
Si parla di una rivoluzione fatta senza armi e senza spari, ma con la forza delle parole: Guccini, oltre ad essere un cantautore, è anche uno scrittore ed un poeta, quindi ha sempre creduto e crede tuttora nel potere della lingua, che, come si dice, ne ferisce di più che la spada.
La base melodica della canzone è un gradevole soft rock, fatto di chitarre elettriche dalle sonorità “classiche” e tradizionali: attenzione, questi aggettivi non sono usati per sminuire, ma per spiegare l’attitudine rock e l’attaccamento a questo genere dimostrato dal nostro artista.
Si potrebbe pensare che questa canzone possa essere usata dai ragazzini di oggi nelle proprie manifestazioni, come una sorta di inno, che li motivi e li spinga a lottare sempre di più per avere un futuro ed un mondo migliore di quelli che gli si prospettano ora.
Il messaggio, come dice il titolo della canzone, è universale, quindi dedicato a tutti i giovani del mondo, che non possono più accettare lo stato attuale delle cose, ma vogliono cambiarlo, facendo attivamente pressione su chi a livello mondiale prende le decisioni.
Potremmo quindi definire Antòn un cantautore “di protesta”, che utilizza i mezzi che gli sono più congeniali, cioè la musica e le parole, per cercare di risvegliare le coscienze a volte assopite dei giovani.
Ritengo che sia una buona cosa che ci sia qualcuno, nel nostro Paese, che vuole attuare tutto ciò, e che per farlo utilizza la forza intrinseca del rock, che secondo me è il genere di musica che più si adatta a fare da sottofondo ad un messaggio forte, che non deve cadere nel dimenticatoio, ma che anzi deve assumere sempre maggior risalto.
Quello che mi sento di dire ad Antòn è che il messaggio che vuole veicolare è quello giusto, e che per farlo può anche utilizzare sonorità meno “classiche” e tradizionali, cercando qualcosa che per la sua originalità contribuisca a risvegliare le coscienze.
A questo proposito, mi vengono in mente i Doors, un gruppo che, nonostante siano passati cinquant’anni dallo scioglimento, viene ancora apprezzato e stimato da una parte delle nuove generazioni, proprio per il particolare sound di cui si è fatto portatore: forse, andare alle radici di queste sonorità e studiarle in modo approfondito potrebbe contribuire allo sviluppo di un suono innovativo, che non si rifaccia ai canoni prestabiliti della musica rock, ma che riesca ad andare oltre, a fare un passo in avanti nella ricerca di nuove sonorità, con l’aiuto di quelle del passato.
Ho fatto apposta l’esempio dei Doors, perché il loro leader e cantante, Jim Morrison, voleva aprire le porte della percezione a chi lo ascoltava, portandolo alla vera conoscenza.
E’ un po’ quello che vorrebbe fare il nostro Antòn, sempre con le dovute proporzioni. Una cosa che potrebbe fare è andarsi ad ascoltare tutti i gruppi della scena underground italiana, che sto anch’io a poco a poco scoprendo, attraverso un programma radio della domenica sera.
Ieri sera, per esempio, la dj che conduceva il programma ha intervistato un giovane gruppo thrash metal italiano, gli Enemynside, che ha già suonato in vari luoghi, sia in Italia che all’estero: il loro ultimo album è un atto di accusa ai poteri forti, che vogliono sottomettere tutte le persone al loro volere e cancellare ogni pensiero libero ed autonomo.
Il gruppo che ho citato vuole poi mettere alla berlina certi atteggiamenti dei politici: nel video di una loro canzone, ad esempio, sono presenti una serie di scene che mostrano esponenti di partiti diversi che si azzuffano tra loro, che vengono quasi alle mani e che manifestano il loro disaccordo in modo disordinato e poco degno di una Democrazia.
Antòn potrebbe magari partire con l’ascolto di questo gruppo e del messaggio che vuole portare, anche se il loro genere è un po’ “estremo”, ma comunque non eccessivamente urlato.
Alla fine di tutto, cosa ci resta? Abbiamo un artista che vuole emergere nell’ambito musicale italiano, e che per farlo utilizza un rock gradevole e di facile ascolto, insieme a dei testi che vogliono farsi portatori di un messaggio forte: nonostante i problemi, gli errori e le difficoltà, è necessario esserci, per iniziare a cambiare il mondo dalle piccole cose di ogni giorno, mantenendo il proprio legame con la terra e quindi con la natura, che va preservata e difesa.
L’unica osservazione che mi sento di fare al nostro cantautore è che, come detto, potrebbe impegnarsi per offrire un sound più “ricercato” ed innovativo: è comunque una cosa molto positiva che abbia scelto il rock come veicolo per il proprio messaggio.
Secondo me, è in grado di fare un ulteriore passo, che vada verso una ricerca maggiore in ambito sonoro e melodico.
Avercene comunque di giovani così, che non vogliono stare a guardare, ma essere protagonisti con la loro arte.