L’altra sera, mentre uscivo dalla casa di mio fratello, ho assistito ad una scena a mio parere molto dolce e romantica: un ragazzo ed una ragazza che si davano un bacio per salutarsi “attraverso” il cancello di entrata, per limitare la massimo il contatto fisico in questi tempi di Covid.
La prima riflessione che mi è venuta in mente è stata che l’amore è in grado di superare tutte le barriere: se si ama veramente qualcuno, non c’è ostacolo che tenga, si brama quella persona fino a travolgere tutte le barriere che si possono frapporre.
Il secondo pensiero è stato una domanda, che mi è sorta spontanea: “Quale canzone utilizzerei come colonna sonora di questa scena?” La risposta che mi sono dato immediatamente, nel giro di qualche secondo, è stata “Angie” dei Rolling Stones.
Questo brano mi ha infatti colpito al cuore fin dal primo ascolto e lo considero una delle più belle ballate della storia del rock. Si tratta di un pezzo che va un po’ al di fuori degli standard del gruppo inglese, perché i pezzi lenti scarseggiano nella loro discografia, improntata prevalentemente su di un rock ‘n roll a volte sfacciato, con testi provocanti e ritmi sostenuti.
In questa canzone, invece, gli Stones sembrano cullare l’ascoltatore fin dalle prime note, trasportandolo in un’atmosfera sognante e delicata: l’apertura con la chitarra acustica si amalgama perfettamente con il cantato di Mick Jagger, che appare dolente, struggente e sofferente, ma allo stesso tempo carezzevole e sincero.
Il verso che mi colpisce di più, ogni volta che ascolto questa canzone è “Angie, we can’t say we never tried”, che si colloca sia all’inizio che alla fine del testo. Esso può apparire come l’ammissione di una sconfitta, perché il tema trattato nella canzone è la fine di un amore, ma a mio parere lascia la questione in sospeso, come se ci fosse ancora un piccolo spazio di azione per far tornare le cose come erano prima, quando l’amore stesso trionfava. Un’altra interpretazione di questo verso può essere quella di identificarlo come un atto di accusa, perché Jagger canta all’amata che alla fine non può dire che loro non ci abbiano provato. Nello sviluppo del brano ci sono però alcuni indizi che riportano la questione a quanto ho affermato precedentemente, che cioè forse esiste ancora un piccolo spiraglio a cui ancorarsi: il cantante degli Stones dice che i baci dell’amata sono ancora dolci, che la ama ancora e che odia vedere la tristezza nei suoi occhi.
Per tutti i motivi che ho citato precedentemente, non ho mai considerato questa canzone come il simbolo di una sconfitta, proprio perché ci sono troppi particolari che fanno pensare che non sia proprio finita del tutto.
In alcuni momenti, mi viene da pensare a come potrebbe risultare il seguito di questa canzone: quale potrebbe essere il testo di una “Angie 2”? E’ perlomeno curioso che nel testo della canzone si affermi che i due amanti non abbiano soldi in tasca e non siano soddisfatti: questo mi fa pensare che il soggetto del brano non sia uno dei membri della band, ma un’altra persona al di fuori del gruppo, un ragazzo immaginario che si ritrova squattrinato e senza più la passione che provava prima per la sua amata. Un’altra riflessione che mi scatena il testo è l’apparente contraddizione tra due versi, cioè “With no lovin’ in our souls” ed “Angie, I still love you”: il primo sembra dire che non ci sia più spazio per l’amore nei cuori dei due protagonisti della canzone, mentre il secondo afferma che lui in realtà la ama ancora. Questo contrasto può generare un effetto di straniamento nell’ascoltatore, che si chiede se sia davvero finita qui, facendo ritornare la questione a quanto detto prima, che cioè la canzone possa essere considerata come un atto di accusa verso l’amata, a cui il protagonista maschile attribuisce la “colpa” della fine della loro relazione.
Risulta evidente che il pezzo si presta a varie interpretazioni, se si va un po’ a scavare in profondità nelle parole utilizzate: personalmente, mi sono fatto l’idea che sia stato composto e costruito appositamente per far pensare e riflettere sulla complessità di un sentimento come l’amore, fatto di momenti di luce, così come di momenti di ombra, di ritorni di fiamma come di accuse e delusioni.
Lui, come detto, sembra incolpare lei per la fine del loro rapporto, ma poi la consola, dicendole di asciugarsi le lacrime.
“Angie” mi ha fatto capire che non è sempre semplice capire fino in fondo l’amore ed i suoi effetti sulle persone e sui loro comportamenti: si tratta del sentimento più misterioso ed inesplicabile che esista, soggetto a continui cambi di direzione, come quando le auto della Formula 1 vanno a zig zag per scaldare le gomme. Ritengo che proprio in tutto questo risieda la sua bellezza intrinseca, la sua attrattiva per l’ascoltatore. Il tono è sommesso, soffuso, triste e malinconico e le linee di chitarra acustica e pianoforte sottolineano queste caratteristiche.
A mio parere, “Angie” è una delle migliori canzoni d’amore che siano mai state scritte, perché riesce a descrivere in modo efficace il tumulto di sensazioni che stanno dietro ad un sentimento complesso come l’affettività: le relazioni che finiscono raramente hanno una conclusione appunto ben definita, chiara e senza strascichi ed è difficile dimenticare una persona per la quale si è provato un affetto smisurato. Il testo della nostra canzone ne è una chiara e vivida testimonianza.
Ringrazio dunque i Rolling Stones per aver composto questa ballata, che, nonostante sia un po’ lontana dai loro standard, può essere annoverata tra i più fulgidi esempi di espressione dei sentimenti umani. Alla fine siamo tutti esseri umani, soggetti al giogo dei sentimenti e dell’emotività: senza emozioni ed affettività, l’uomo sarebbe perduto.